Con la tonaca imbrattata di fango, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei ma soprattutto arcivescovo di Genova, lasciati i lavori del sinodo sulla famiglia, era oggi nelle strade della città alluvionata per condividere la "disperazione" di chi ha perso lavoro e attività commerciali.
Bagnasco ha fatto un sopralluogo nei luoghi dell'ennesima alluvione genovese: Borgo Incrociato e il rio Fereggiano, e domani proseguirà con altri quartieri della città ferita. Alla fine della prima giornata di incontri, fra dolore e rabbia, e dopo avere ricevuto una telefonata dal Papa, l'arcivescovo di Genova ha lanciato un messaggio chiaro alla classe politica perchè dia risposte chiare e soprattutto immediate. Questo, ha detto nell'omelia di commemorazione delle vittime nella chiesa del San Gottardo in un quartiere che ancora fa i conti con le tonnellate di fango, per consentire che si compia una riconciliazione fra la politica e la gente. "Servono interventi massicci da parte delle amministrazioni, statali e locali, e tempestivi.
E' vergognoso che le burocrazie, di qualsiasi tipo siano, blocchino fondi che ci sono e che sono necessari per risolvere questi problemi o per venire incontro a queste persone che veramente soffrono", ha detto questa mattina visitando il centro di Genova, sottolineando che questa alluvione segna una "via crucis che si ripete, per la quarta volta, l'ultima nel 2011".
Oltre alle richieste di conforto di coloro che hanno perso tutto e che si vedono costretti a ricominciare, al cardinale sono arrivate le parole cariche di rabbia dei commercianti e residenti colpiti dall'alluvione. "Arrivano tutti e ci dicono di compilare i moduli e neanche un euro è arrivato da tutte le raccolte che sono state fatte - ha gridato una donna in lacrime al cardinale -. E' la terza volta che siamo colpiti dall'alluvione non ce la facciamo più". "La gente si sente un po' sola", ha affermato poco prima di celebrare la Messa di questa sera. "Si muore di tante cose, di cause accidentali, ma soprattutto si muore di solitudine", ha osservato durante l'omelia, sottolineando di avere raccolto questo sentimento ma anche di aver toccato con mano la tanta solidarietà degli angeli del fango. Ma, ha ammonito il cardinale, questo miracolo pur bello, ricco di generosità e di sacrificio, non e' sufficiente per riportare le cose a come erano prima e nemmeno a dare il senso di giustizia che la gente chiede. Giustizia, ha detto nell'omelia, è "riconciliare la gente con la comunità civile e politica, con i responsabili della cosa pubblica perché possano dare prova concreta, immediata e adeguata affinché la disperazione di tanta gente possa trasformarsi in fiducia, speranza ed energia".
Ci vogliono fatti e non parole, ha detto Bagnasco. La Cei ha cominciato, stanziando un primo milione di euro di aiuti. Gli altri facciano altrettanto, è il messaggio.