Il prossimo presidente della Regione Liguria potrebbe ritrovarsi in Consiglio regionale con 15 seggi complessivi contro 16 delle opposizioni. E' uno degli scenari che emergono dall'analisi della legge elettorale e dello Statuto, modificato dopo l'introduzione della legge Monti che fissa a 30 il numero dei consiglieri più il presidente. Questo può generare ingovernabilità o costringere ad accordi apparentemente impossibili alla vigilia del voto, in una situazione che vede otto candidati alla presidenza con contrapposizioni nette e con un 'voto': nessuno sarà stampella di alcuno. E' un'altra particolarità ligure del voto per le regionali dove lo scenario è veramente unico.
Qui, unica regione in Italia, il centrodestra è unito attorno al candidato di Forza Italia, Giovanni Toti; ma transfughi del Pdl, vicini all'ex ministro Claudio Scajola, hanno formato la lista civica Liguria Libera che candida Enrico Musso. Qui il Pd si è spaccato e contro la renziana Raffaella Paita corre, per Rete a Sinistra l'ex Luca Pastorino (sostenuto da Sergio Cofferati che, sconfitto alle primarie da Paita, ha denunciato irregolarità - riconosciute in alcuni seggi dalla commissione del partito - ed è uscito dal Pd). Qui la Sinistra si è ulteriormente frammentata portando Antonio Bruno per Altra Liguria e Matteo Piccardi per il Partito comunista dei lavoratori. Qui è nata Fratellanza donne, di Mirella Batini. Qui, in casa di Beppe Grillo, per la prima volta il M5S è in competizione per prendere la Regione. E' proprio questa frammentazione, con i candidati di Pd, Centrodestra e M5s abbastanza vicini l'uno all'altro nei sondaggi e la divisione nel centrosinistra, a generare il rischio di un vincitore senza maggioranza.
Il sistema elettorale prevede che l'80% dei seggi venga assegnato con il proporzionale su base provinciale e il 20% con un premio di maggioranza, il cosiddetto Listino del presidente, che garantisce 6 posti in assemblea. La presenza di ben otto candidati, mai avvenuto prima in Liguria, riduce i margini di voti disponibili per la coalizione vincente. La possibile ingovernabilità della Liguria era stata ipotizzata già due anni fa dal presidente uscente Claudio Burlando che aveva infatti sollecitato le forze politiche presenti in Consiglio a intervenire, dopo l'entrata in vigore della legge Monti, per modificare la legge elettorale regionale in modo da garantire un premio per la governabilità. Alle regionali 2005, quando in campo si sfidarono solo due schieramenti, centrosinistra e centrodestra, vinse il primo 52 a 48 e ottenne 25 consiglieri contro 15.
La legge prevedeva che per garantire la governabilità si potesse aumentare il numero dei consiglieri eletti ma non fu necessario. La legge Monti ha escluso questa possibilità fissando in modo perentorio il limite di 30+1. Poichè si prevedono percentuali intorno al 30-33% per le liste vincitrici, è plausibile aspettarsi un presidente con una risicata maggioranza di 16 consiglieri complessivi contro 15, bene che vada di 17 contro 14, in caso di successo più ampio di 18 contro 13. Ma se il vincitore sarà sotto il 30% potrebbe non avere la maggioranza e trovarsi con soli 15 consiglieri (lui compreso) contro 16. Dipenderà da come si esprimeranno gli elettori, che sono 1.357.539 (donne 714.289, maschi 643.250). Si voterà in 1790 sezioni. I seggi verranno così ripartiti: 13 per Genova, 4 per Savona, 4 per La Spezia, 3 per Imperia. Qui, dove parte della minoranza del Pd ha strappato, potrebbe anche accadere di vincere senza avere la maggioranza.