(ANSA) - LA SPEZIA, 30 GEN - L'Arsenale della Spezia della Marina Militare è stato condannato a risarcire 300 mila euro ai due figli di un operaio morto per un tumore polmonare contratto per aver respirato fibre di amianto negli anni Sessanta. Lo ha deciso il giudice del lavoro spezzino con un verdetto che rappresenta un precedente. L'uomo lavorò in un capannone dell'Arsenale dove i tubi del riscaldamento erano fasciati con amianto che si sfaldava a causa dell'opera di topi. Nel 2007, a distanza di 40 anni da quell'esposizione, all'uomo venne diagnosticato un tumore ai polmoni: morì poco dopo, a 68 anni.
L'avvocato dei familiari del defunto ha sostenuto che il tumore fu causato dall'amianto respirato. Il giudice ha nominato un perito medico legale che, esaminati i documenti sanitari, ha convenuto con la tesi del legale dei figli del lavoratore.
L'Avvocatura dello Stato, che difendeva l'Arsenale, aveva sostenuto l'assenza di responsabilità del datore di lavoro, in quanto negli anni '60 nessuno sapeva che l'amianto fosse cancerogeno.