Circa 50 cittadini sono stati ammessi come parti civili nel processo Tirreno Power. Lo ha deciso il giudice Francesco Giannone del tribunale di Savona. Si tratta di residenti nella cosiddetta "zona di ricaduta" delle emissioni della centrale a carbone di Vado, che chiedono un risarcimento per i "danni morali e psicologici" causati dal timore di contrarre gravi patologie. I cittadini vanno a unirsi a varie associazioni ambientaliste costituitesi parti civili negli scorsi mesi in una sorta di "class action" che comprende anche il Ministero della Salute. Il processo vede imputati per disastro ambientale e sanitario colposo 26 tra manager ed ex manager della centrale, i cui gruppi a carbone furono sequestrati dalla Procura nel marzo 2014. L'indagine per omicidio colposo per l'aumento della mortalità per tumori (reato che veniva contestato a 42 persone tra cui alcuni sindaci ed ex sindaci del territorio, alcuni ex dirigenti provinciali e regionali e i vertici aziendali) è stata invece archiviata.
"Vogliamo che si arrivi prima possibile ad accertare la verità. Alcuni mesi fa sono stati pubblicati i dati ufficiali della Regione che documentano come la centrale non abbia avuto nessun effetto sulla salute e un impatto irrilevante sulla qualità dell'aria che dalla chiusura è rimasta invariata. Ora è il momento di ristabilire la verità", commenta l'azienda.
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