La procura di Savona, che indaga sul crollo del viadotto della A6 Madonna del Monte, ha avviato accertamenti anche sullo stato dei piloni del viadotto nel tratto tra Altare e Ferrania. "Abbiamo fatto alcuni sopralluoghi ma per chiarire i fatti ci vorrà tempo" ha detto il procuratore capo Ubaldo Pelosi. A chi gli chiedeva se quanto successo si debba attribuire a problemi strutturali su piloni o collina Pelosi ha risposto: E' impossibile dirlo adesso, sono oggetto delle indagini". Mentre il professor Nicola Casagli, l'esperto di frane docente dell'Università di Firenze, sta sorvolando l'area della frana, proseguono gli accertamenti della Polstrada che attraverso le telecamere di sorveglianza installate sull'autostrada cerca di capire se al momento del crollo stessero passando mezzi. Analogamente, vanno avanti le ricerche dei Vigili del fuoco sulla massa della frana.
C'era anche il tronco dell'A6 Torino-Savona - di cui un tratto è crollato ieri dopo una frana a causa del maltempo - nell'indagine conoscitiva dell'Anac sulle spese per manutenzione effettuate, o meno, dai concessionari autostradali. Il documento è dello scorso luglio, concernente gli esiti dell'indagine conoscitiva sui concessionari autostradali che avevano realizzato una percentuale di investimenti inferiore al 90% di quelli previsti. L'indagine dell'Autorità ha riguardato il rispetto dei limiti imposti dalla normativa circa le percentuali degli appalti di lavori da affidare a società terze. Dall'indagine era emerso come le percentuali previste dalle norme non siano state rispettate da una una serie di concessionari, tra cui l'Autostrada dei Fiori: "per il Tronco A6 Torino-Savona il limite non sembra sia stato rispettato per gli anni 2015 e 2016. Per il Tronco A10 Savona-Ventimiglia non sembra rispettato negli anni compresi tra il 2009 ed il 2016".
La "frana che ha distrutto il viadotto sull'A6 2 contiene circa 15 mila metri cubi di materiali che sono ancora in bilico". Lo hanno detto Nicola Casagli dell'Università di Firenze e Luca Ferraris della Fondazione Cima, centri di competenza della Protezione civile nazionale, al termine del sopralluogo aereo sulla frana.