Applausi calorosi, il 1 ottobre, al
Carlo Felice per lo spettacolo inaugurale della nuova stagione
lirica genovese che ha presentato "Il Trespolo tutore", dramma
giocoso che Alessandro Stradella mise in scena per la prima
volta proprio a Genova nel 1679 nell'allora unico palcoscenico
cittadino, il Teatro del Falcone.
Proprio la scelta di un'opera così poco conosciuta aveva
suscitato qualche perplessità circa la possibile reazione del
pubblico. I timori si sono dissolti durante lo spettacolo. Se
infatti la prima parte è scivolata via senza particolare
reazioni con un solo applauso convinto al calar del sipario,
nella seconda parte gli applausi a scena aperta sono stati
numerosi, segno che gli spettatori, ormai entrati nel clima
musicale stradelliano, hanno cominciato ad apprezzarlo e ad
apprezzare soprattutto la bravura dei cantanti.
L'opera si basa su un libretto che il poeta Cosimo
Villifranchi trasse da una commedia scritta da G.B.Ricciardi.
Un libretto molto interessante e "moderno", con un linguaggio
anche licenzioso e una narrazione che non esclude neppure un
matrimonio fra due donne.
Trespolo dunque è un tutore. L'aggiunta dell'aggettivo
"balordo" nella successiva edizione bolognese dell'opera la dice
lunga sulla sua dabbenaggine. La sua pupilla è Artemisia che di
Trespolo è innamorata. Si crea un intreccio alquanto intricato
fra innamoramenti, personaggi che impazziscono e personaggi che
ritrovano la ragione. Protagonisti, Trespolo, la pupilla
Artemisia, i fratelli Nino e Ciro, la balia Simona e sua figlia
Despina. Il discorso musicale di Stradella si sviluppa
essenzialmente attraverso un recitativo secco interrotto da
momenti più lirici (arie) e da duetti. Come era prassi all'epoca
voci maschili cantano ruoli femminili e viceversa: non va
dimenticato che il teatro barocco fece ampio ricorso alle voci
innaturali dei castrati.
L'allestimento genovese si basava sulla regia di Paolo
Gavazzeni e Piero Maranghi che, avvalendosi dell'impianto
scenico di Leila Fleita, hanno optato per una lettura
atemporale.
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