L'inchiesta della procura di Genova sui dati trasmessi dalla Regione a Roma, per la valutazione dell'area di rischio, entra nel vivo e punta a due possibili inceppamenti nell'ingranaggio. Le ipotesi su cui lavorano gli investigatori, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Pinto, sono il possibile ritardo nella trasmissione dei dati dalla Liguria al ministero della Salute e una acquisizione degli stessi con parametri non corretti.
Intanto oggi cala il numero dei positivi che oggi si assestano a 538 nuovi casi, emersi dopo 3.130 tamponi. Ventuno i morti, il più giovane dei quali aveva 51 anni. E proprio il complesso meccanismo di acquisizione e trasmissione dei dati è finito nel mirino degli investigatori. "Quali parametri sono stati usati? - ragiona una fonte investigativa - Quali procedure? Perché alcuni parametri vengono tramessi come non valutabili o sovrastimati in positivo o in negativo?". I dati sono raccolti da Asl e direzioni sanitarie che poi confluiscono in Alisa Sistema sanitario regionale che a sua volta li invia a Roma. "Sembra che però - continua la fonte - non vi sia una effettività della situazione rappresentata. Se si dovessero riscontrare delle discrepanze occorrerà poi capire se vi sia stato un dolo o una colpa".
Intanto la procura è tornata in Alisa per acquisire nuovi documenti. Nei giorni scorsi i pm avevano preso tutti i verbali e gli atti relativi al piano pandemico per la gestione della seconda ondata. Gli investigatori vogliono verificare se quanto previsto dal piano sia stato realizzato e se non vi siano stati ritardi. L'indagine era partita dopo l'assalto ai pronto soccorso cittadini e alle denunce sull'affollamento delle strutture di media e bassa intensità che avrebbero dovuto essere alleggerite con strutture esterne.
Nei prossimi giorni dovrebbe essere consegnata la relazione del pool di esperti nominati dalla procura nell'ambito dell'inchiesta sulle morti nelle Rsa della prima ondata di marzo-aprile. Gli esperti hanno analizzato il tasso di mortalità degli ultimi cinque anni a Genova per capire cosa sia successo la scorsa primavera. Nell'indagine risultano sei direttori delle residenze per anziani indagati per epidemia colposa. Gli uomini del Nas avevano scoperto che erano stati raggiunti picchi di mortalità del 200 per cento con anche 20 ospiti morti a struttura. La prima ondata aveva colto tutti impreparati. Per la seconda, ragionano in procura, si poteva immaginare cosa fare.
(ANSA).