I soldi del sequestro dell'imprenditore genovese del settore del catering, sventato l'altro ieri dalla squadra mobile di Savona e di Genova, sarebbero serviti per comprare una partita di droga. È una delle ipotesi a cui stanno lavorando gli investigatori della procura savonese e della Dda dopo i sei arresti. Il gruppo era sotto inchiesta per traffico di droga e il piano per il sequestro di persona è stato ascoltato dagli inquirenti che sono riusciti a organizzare il blitz.
Secondo gli inquirenti la mente della banda era Davide Termine, 25 anni di Torino, figlio di Nicola Termine, condannato a cinque anni per favoreggiamento nell'omicidio di Umberto Prinzi nel 2018 a Torino. Insieme a Termine sono stati arrestati Davide Ghirlanda, 35 anni residente nel torinese, Claudio Isosceli, 43 anni, di Torino, titolare dell'hotel Le vele a Varazze dove doveva avvenire il sequestro Bruno Pavese, 41 anni di Asti, Samantha Pluchino, 25 anni originaria di Cuneo ma residente a Varazze e Viviana Amoretti di Pavia.
E Termine, ritengono gli inquirenti, era anche pronto a uccidere l'imprenditore se il sequestro fosse andato male. Tanto che quando lo hanno arrestato aveva una pistola carica alla cintura. Nell'albergo, inoltre, sono state trovate fascette da elettricista, corde, passamontagna che secondo gli investigatore sarebbero servite per immobilizzare la vittima.
Continuano le indagini per capire come mai la banda abbia scelto proprio l'imprenditore. Un possibile collegamento potrebbe essere uno dei soci. Uno dei membri della banda conosceva magari il collega della vittima e i soldi sarebbero stati chiesti a lui e non alla famiglia dell'imprenditore.
Ipotesi che sono al vaglio degli investigatori.
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