Le aziende di autotrasporto che hanno ricevuto dallo Stato i ristori per i danni conseguenti il crollo del Ponte Morandi per il periodo interessato nel 2018 e tutto il 2019, e che sono ora in attesa dei ristori per il 2020, dovranno pagare retroattivamente e in modo del tutto inatteso le tasse su queste somme. Su 180 milioni di ristori erogati e in via di erogazione significa restituire 70-70 milioni. Lo denuncia Trasportounito in un comunicato: "Con una mano lo Stato dà, con l'altra prende", commenta.
L'Agenzia delle Entrate, interpellata da un commercialista per conto di un'azienda di autotrasporto, ha risposto che nel cosiddetto decreto Genova non è prevista esplicitamente l'esenzione fiscale su queste somme, anche se parimenti non è prevista l'applicazione della tassazione ordinaria, segnala infatti l'associazione. Interpretare le norme nel senso della non tassabilità dei ristori, ricorda anche, era stato fatto anche dalla stessa struttura commissariale presso la Regione Liguria, che, al momento della liquidazione dei ristori alle Imprese, non ha applicato la ritenuta d'acconto. Le conseguenze per le aziende sono gravissime considerata anche la retroattività della lettura dell'Agenzia su ristori che l'imprese hanno già investito per sopravvivere con estrema difficoltà alla crisi pandemica e ai ripetuti danni generati dai cantieri autostradali liguri.
Trasportounito chiede quindi un intervento normativo urgente che affermi la non tassabilità dei ristori: "La parola oggi - afferma l'associazione - può solo tornare alla politica che in tempi brevissimi dovrà fornire le precisazioni sui ristori e quindi sullo spirito che ha improntato il decreto Genova".
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