Quando un collega carabiniere, un
parente o un amico prendeva una multa per eccesso di velocità
con la propria auto, scrivevano alla polizia locale del Comune
interessato certificando che il mezzo immortalato dall'autovelox
era impegnato in attività di pedinamento sotto copertura. Così
riuscivano a farsi annullare tutti i verbali. È accaduto,
seconda la ricostruzione della Procura, almeno sei volte tra il
2014 e il 2018: ad Ameglia, Santo Stefano Magra e Sarzana. Ieri
sono state formalizzate le accuse nei confronti di cinque
carabinieri che, all'epoca dei fatti, erano in servizio nello
Spezzino. I nomi iscritti sul registro degli indagati però sono
nove: ci sono pure quelli del suocero di un appuntato e di altri
conoscenti. La notizia è stata resa nota dall'edizione spezzina
del Secolo XIX. Il pm Rossella Soffio ipotizza a vario titolo i
reati di falso e abuso d'ufficio. E' stata la stessa Arma a
indagare sui cinque militari e i loro conoscenti.
Dal comando provinciale, diretto dal colonnello Matteo
Gabelloni, nessun commento, anche se traspare una certa
soddisfazione per aver mostrato irreprensibilità nel condurre
l'indagine.
L'esempio del primo caso: ai primi di luglio del 2014 in
prefettura arriva una nota in cui si attesta che un appuntato,
in forza al Radiomobile della Spezia, era in servizio il 18
maggio 2014 e che quel giorno è stato impegnato
nell'inseguimento «a forte velocità» di una Opel Corsa. Nella
richiesta di annullamento del verbale per eccesso di velocità è
descritta l'attività nei minimi particolari, ma quel giorno di
maggio l'appuntato era in riposo. Ci sono altri esempi, tutti
'corretti' con motivazioni simili.
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