Una maglietta bianca con i bordi
rossoblù. Sopra una chitarra. Tutte e due al centro del palco
per il gran finale di Amici fragili, lo spettacolo di Federico
Buffa, cronista sportivo e raccontatore di storie in tv e in
teatro, in scena in prima nazionale al Teatro Massimo di
Cagliari dopo l'anteprima al Verdi di Sassari. Maglietta (del
Cagliari) e chitarra (di Preghiera in gennaio) sono i due regali
che Gigi Riva e Fabrizio De André si sono scambiati nel primo e
unico incontro tra cannoniere e cantautore. Era il 14 settembre
del 1969, qualche ora dopo Sampdoria-Cagliari, finita zero a
zero. Riva iniziava il suo cammino verso lo scudetto. De André
era già un cantautore di successo, anche popolare con La canzone
di Marinella. Famosi, ma schivi. Il calciatore vuole conoscere
l'artista forse perché sente che c'è molto in comune tra loro. E
perché pensa che Preghiera in gennaio sia la più bella canzone
sull'amicizia mai scritta prima.
L'indirizzo e l'appuntamento erano un regalo di un ex
compagno di squadra di Riva, Giuseppe Ferrero, appena passato al
Genoa dopo una stagione in Sardegna. Luogo: terzo piano di Corso
Italia 6, casa di De André. In scena un tavolino, una bottiglia
dì whisky, due bicchieri e due sedie. Con Buffa che racconta.
Cosa si sono detti. E cosa non si sono detti. Silenzi spontanei
e naturali, così li chiama il narratore. E il racconto di quella
sera prende strade che portano lontano, ma che a volte si
riavvicinano o addirittura si incrociano.
Rossoblù sono i colori del Cagliari e del Genoa, la squadra
del cuore di De André. E rossoblù sono persino le Muratti che
fuma Riva. C'è la prigionia tra virgolette del collegio di
Viggiù per Riva (con due tentativi di fuga). E c'è quella senza
virgolette di De André nel Supramonte. Ma c'è anche la guerra:
tutti e due sono nati e cresciuti durante la seconda guerra
mondiale. E c'è anche una parte di storia che si allarga e
coinvolge anche Liliana Segre, che, proprio a un passo dalla
Leggiuno di Riva, trovava carcere e deportazione. Due ore piene
di parole e musica per la regia di Marco Caronna.
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