Il ministero delle Infrastrutture e
l'Anas, enti pubblici vigilanti, non fecero nulla di quanto era
in loro potere. Non vigilarono, non fecero ispezioni, non
istituirono neppure un ufficio previsto con una circolare del
1967. E' quanto ha detto il pubblico ministero Massimo Terrile
nel corso della sua discussione nell'udienza preliminare per il
crollo del ponte Morandi (14 agosto 2018, 43 vittime). Questa
inerzia "ha consentito ad Aspi di fare quello che voleva".
L'accusa ha anche ricordato come nel 2013 Aspi aumentò il
massimale assicurativo solo per il Morandi con la specificazione
del "rischio crollo per ritardata manutenzione". Sono 59 le
persone imputate oltre alle due società. Per l'accusa i vertici
sapevano che il ponte aveva bisogno di lavori di rinforzo ma
questi vennero rinviati per potere risparmiare e garantire
maggiori dividendi ai soci.
Intanto sono state depositate le motivazioni della decisione
della Cassazione con la quale è stata rigettata la ricusazione
del giudice per l'udienza preliminare Paola Faggioni fatta dai
legali di alcuni imputati. Gli avvocati avevano chiesto di
cambiare giudice perché Faggioni aveva firmato l'ordinanza delle
misure cautelari a cui erano stati sottoposti l'ex ad Giovanni
Castellucci e altri indagati nell'ambito dell'inchiesta sulle
barriere fonoassorbenti pericolose. Il gip, nel motivare le
misure, aveva fatto riferimento all'indagine sul crollo da cui
la seconda inchiesta era nata. Per i legali il magistrato, che
oggi è giudice nell'udienza preliminare, aveva espresso già un
giudizio sul crollo violando così il principio
dell'imparzialità. Per la corte d'appello però quei giudizi
erano stati generici. Anche gli Ermellini hanno sottolineato
come non sia stato violato il principio di imparzialità visto
che si trattava di procedimenti diversi e le considerazioni
riportate sono "generiche prive di una specifica attinenza a
fatti fatti che formano oggetto del procedimento principale".
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