Parte da Genova il primo ricorso al
Tar contro il lockdown dei boschi a causa della peste suina in
114 comuni tra Liguria e Piemonte: a predisporlo sarà nei
prossimi giorni l'avvocato genovese Gerolamo Taccogna, a cui si
si sono rivolti alcuni fra i promotori della manifestazione di
sabato scorso in piazza De Ferrari contro l'ordinanza che vieta
qualsiasi attività all'aperto nella cosiddetta 'zona infetta'.
Il ricorso, che sarà depositato entro la prima settimana di
marzo, ha come obiettivo quello di contestare la proporzionalità
delle misure adottate:
"In base al principio di proporzionalità - spiega il legale -
i provvedimenti di natura amministrativa possono limitare i
diritti e le libertà dei cittadini solo nella misura in cui ciò
risulti indispensabile per proteggere un interesse pubblico e il
fatto che si chiudano tutti i sentieri quando è evidente a tutti
che i cinghiali non solo stanno sull'asfalto delle alture ma in
mezzo alla città rende questi provvedimenti quantomeno
eccessivi". Obiettivo del ricorso non sarà quello di chiedere un
annullamento della norma né una sospensiva, entrambi
difficilmente perseguibili a breve termine secondo l'avvocato,
bensì quello di ottenere un "remand", vale a dire "un rinvio
dell'ordinanza all'istituzione che l'ha prodotta affinché valuti
misure più contenute e proporzionali alla situazione". Per
esempio appunto "una riduzione della zona infetta ma anche la
possibilità di percorrere i sentieri rispettando determinate
prescrizioni a cominciare dalla disinfezione delle scarpe". Il
ricorso sarà presentato di fronte al Tar del Lazio, visto che
l'ordinanza regionale è conseguente a quella emanata dal
ministero della Salute, che ha definito i confini della
cosiddetta 'zona infetta' e a quella interministeriale che
definisce i divieti di ogni tipo di attività, dalla caccia alla
raccolta funghi alle semplici passeggiate sui sentieri.
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