Dopo un'indagine durata un anno
sullo spaccio di sostanze stupefacenti nata da numerosi esposti
che denunciavano il fenomeno da parte del personale dell'Amt, da
impiegati e genitori dei ragazzi di un istituto scolastico nel
centro storico. I carabinieri hanno accertato la presenza di
'pali' che avvisavano pusher e acquirenti dell'arrivo delle
forze dell'ordine e dunque della presenza di un'organizzazione
stabilmente insediata in una ristretta area del centro storico.
Nel corso delle indagini, svolte pedinamenti, osservazione e
analisi delle immagini di telecamere di videosorveglianza, i
carabinieri sono riusciti a identificare 11 persone, tutte di
origine centrafricana e entrate in Italia con regolare visto per
richiedenti protezione internazionale. I pusher sono risultati
avere costantemente a disposizione vari tipi di sostanza
stupefacente come hashish, cocaina, crack e eroina. L'attività,
nonostante i numerosi sequestri e arresti in flagranza di reato
operati, non è mai cessata del tutto e ha visto sempre
l'avvicendarsi di nuove leve che sostituivano i pusher
denunciati o arrestati. Il modus operandi riscontrato era sempre
lo stesso: il pusher agganciava l'acquirente nelle vie limitrofe
e lo indirizzava verso il luogo ritenuto più sicuro,
tendenzialmente sulle scale di accesso alla stazione della
metropolitana, per poi fingere di parlare al cellulare e tenere
così sotto controllo l'area. Una seconda 'vedetta' si
posizionava in modo da poter controllare al meglio la zona,
segnalando poco dopo con un gesto la possibile presenza di
operatori delle forze dell'ordine. Altro sistema per la cessione
delle dosi utilizzato dai pusher con acquirenti donne era
scambiarsi la droga con un bacio, passando così la dose da bocca
a bocca. Il sostituto procuratore Vona, titolare dell'attività
di indagine, ha richiesto al gip il rinvio a giudizio di tutti
gli 11 indagati.
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