Bagno di folla, al teatro Sociale di Camogli, per I maneggi per maritare una figlia di Nicolò Bacigalupo interpretato da Tullio Solenghi ed Elisabetta Pozzi. Lo spettacolo, cavallo di battaglia di Gilberto Govi e che il grande pubblico ricorda in una registrazione televisiva del 1959, ha inaugurato il Festival Govi, una iniziativa promossa dallo stesso Sociale che prevede spettacoli, incontri e una mostra in collaborazione con il Civico Museo Biblioteca dell'Attore, fino al 5 giugno.
Protagonista della ripresa della maschera goviana, Tullio Solenghi, che appare in scena truccato in maniera così perfetta da dare l'impressione di aver davvero "clonato" Govi. Solenghi ha trovato la strada giusta, lo ha interpretato come una "maschera" autentica del teatro genovese. E ne ha ripreso i modi, le movenze con disinvoltura, facendolo rivivere in tutta la sua freschezza emotiva. Al suo fianco la moglie Rina Gaioni aveva voce e fisicità di Elisabetta Pozzi, grande attrice genovese che si è divertita a ricostruire la partner ideale di Govi, autoritaria, prepotente, simpatica. Solenghi e Pozzi hanno riesumato con garbo e fine umorismo le tante gag conflittuali fra moglie e marito, divertendosi e divertendo la platea che ha dispensato applausi a scena aperta per tutto lo spettacolo ridendo alle più celebri e note battute del testo. In scena applausi anche per gli altri componenti del cast: Roberto Alinghieri (assistente alla regia) ha restituito con ironia la figura dell'avvocato Venanzio, Stefania Pepe è stata la simpatica domestica Cumba (ruolo che fu in passato di Anna Caroli), Laura Repetto la figlia di Govi, Matilde, Isabella Loi la più fortunata Carlotta, Federico Pasquali Cesarino, Pier Luigi Pasino, Pippo e infine Riccardo Livermore, figlio d'arte, il conteso Riccardo. Semplici ma perfettamente funzionali le scene di Davide Livermore. E per il finale tutto il cast si è raccolto intorno a una vecchia radio che trasmetteva la voce di Govi in "Ma se ghe pensu". (ANSA).