Niente licenziamento per l'operaio
metalmeccanico che scopre che l'azienda lo paga meno degli altri
dipendenti dello stesso livello e reagisce, alla scoperta del
documento che comprova il 'fattaccio', sventolandolo sotto il
nasco dei colleghi e lasciandosi andare ad urla e frasi di
"biasimo" e "critica" verso il datore di lavoro. A respingere il
ricorso dell'azienda che voleva far perdere il posto al
lavoratore è la Cassazione che ha confermato il diritto
dell'operaio a mantenere il suo lavoro. O, in alternativa, a
ricevere cinque mensilità dell'ultimo stipendio nel caso in cui
il datore non lo voglia reintegrare, dopo il licenziamento
inflittogli nel 2017 - "per aver degenerato in urla e biasimi" -
e ratificato nel dal Tribunale di Genova. Senza successo,
l'azienda ha protestato davanti alla Suprema Corte. Ad avviso
dei magistrati di secondo grado, 'convalidati' dal parere della
Cassazione, non poteva essere considerato come un fatto grave
"un singolo episodio consistito essenzialmente in intemperanze
verbali conseguenti alla scoperta di essere trattato in modo
deteriore rispetto agli altri dipendenti" e che "non ha
determinato nessuna ulteriore conseguenza non essendo sfociato
in vie di fatto, nè causato un qualsivoglia danno alla società".
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Esterno del Palazzo di Giustizia, sede della Corte suprema
di cassazione, Roma 29 gennaio 2021.
ANSA/ALESSANDRO DI MEO
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