"Bisogna capire assieme alla
popolazione quali sono i benefici e quali sono i costi di
un'opera come questa, compreso il costo di non fare le cose". Lo
ha detto il presidente di Iren, Luca Dal Fabbro, parlando della
vicenda del biodigestore di Saliceti (Vezzano Ligure), che
dovrebbe raccogliere i rifiuti organici della provincia della
Spezia e del Tigullio. Contro la costruzione si sono schierati,
su spinta dei comitati dei cittadini, i Comuni di Vezzano Ligure
e Santo Stefano Magra, a cui il Tar di Genova ha dato ragione
nel marzo scorso ritenendo la sua localizzazione "non
compatibile con la programmazione sovraordinata", ovvero il
piano provinciale dei rifiuti. Recos, azienda del gruppo Iren
che propone il progetto, si è rivolta nel frattempo al Consiglio
di Stato.
"Se non tratti i rifiuti, questi devono andare in discarica e
la discarica può diventare un problema in prospettiva - ha
aggiunto Dal Fabbro -. Il rifiuto può essere una ricchezza:
sotto forma di energia, di materiali che possono essere
riciclati, di posti di lavoro per i nostri figli. Se viene
trattato, è una soluzione per l'ambiente. Il modo migliore per
trattare un rifiuto è costruire impianti costosi, moderni e
tecnologici che servano alla comunità".
Netto il parere dell'assessore regionale Giacomo Giampedrone,
che regge la delega al ciclo delle acque e ai rifiuti: "In
Liguria ci servono impianti come il pane - ha detto -. Sennò
tutto lo sforzo fatto a monte con la raccolta differenziata,
rischia di venire vanificato a valle. Da questo punto di vista
serve un salto culturale".
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