Le dimissioni del giudice Enrico Tranfa "se dettate" da un "personale dissenso" per l'assoluzione di Silvio Berlusconi "non appaiono coerenti con le regole ordinamentali e deontologiche" che "impongono l'assoluto riserbo sulle dinamiche" della Camera di consiglio.Lo ha detto il presidente della Corte d'Appello di Milano,Giovanni Canzio, aggiungendo che sono "senz'altro un gesto clamoroso e inedito".Tranfa era il presidente del collegio che ha assolto Berlusconi nel processo sul caso Ruby.
Il presidente della Corte d'Appello, in una breve nota che ha voluto consegnare all'ANSA, a due giorni di distanza dal "gesto clamoroso e inedito" del giudice, ha deciso di intervenire. Per Canzio le dimissioni di Tranfa "se dettate dal motivo - non esplicitato direttamente dall'interessato ma riferito dai vari organi di stampa - di segnare il personale dissenso del presidente del collegio rispetto alla sentenza assolutoria di appello nel procedimento a carico di Silvio Berlusconi, non appaiono coerenti con le regole ordinamentali e deontologiche, le quali - si sottolinea nella nota - impongono l'assoluto riserbo dei giudici sulle dinamiche, fisiologiche, della formazione della decisione nella camera di consiglio dell'organo collegiale". Canzio ha aggiunto che "ciò vale a maggiore ragione quando il processo sia stato celebrato, come nel caso concreto, in un clima di esemplare correttezza". E poichè un paio di settimane fa ha dato le dimissioni anche Flavio Lapertosa, l'altro presidente di sezione, Canzio ha tenuto a rimarcare che "è stata, per altro, già avviata la procedura per l'immediata assegnazione di un presidente alla guida della seconda sezione penale della corte d'appello, al fine di assicurare la necessaria continuità nell'ordinario svolgimento dell'attività giudiziaria".