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Lombardia

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Terrorismo: due fanatici Isis arrestati a Brescia, non rispondono al gip

Alfano: "Abbiamo avuto a oggi un buon sistema di prevenzione"

Il tunisino Lassaad Briki e il pakistano Muhammad Waqa, arrestati ieri per terrorismo internazionale, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere nell'interrogatorio di garanzia in carcere davanti al gip Elisabetta Meyer e al pm Enrico Pavone. Da quanto si è saputo, i due hanno scelto di non rispondere alle domande del giudice.

"Abbiamo avuto a oggi un buon sistema di prevenzione che ha funzionato e del quale bisogna essere orgogliosi e fieri. Non c'è paese a rischio zero e dobbiamo ricordare agli italiani che ogni giorno lavoriamo per rendere l'Italia un paese più sicuro nel quale vivere", ha detto il ministro dell'Interno Angelino Alfano intervenendo ad Agorà (Rai3).

L'operazione - Blitz antiterrorismo della polizia che ha eseguito a Brescia un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di due persone accusate di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell'ordine democratico. Le indagini, condotte dagli uomini della Digos e del servizio Polizia postale, hanno permesso di accertare che i due, sostenitori dell'Isis, svolgevano continuativa attività di istigazione pubblica in rete. I due arrestati sono un tunisino e un pakistano che aveva creato l'account twitter 'Islamic_State in Rom' e progettavano azioni terroristiche. Sulla piattaforma Social - spiegano gli investigatori - c'erano messaggi minacciosi a firma Islamic State: sullo sfondo alcuni luoghi simbolo, a Roma e Milano.


"Siamo nelle vostre strade. Siamo ovunque. Stiamo localizzando gli obiettivi, in attesa dell'ora X". Questi alcuni dei messaggi, in italiano, arabo e francese, su foglietti tenuti in mano e, sullo sfondo, luoghi simbolo come il Colosseo, il Duomo o la stazione di Milano. Immortalati anche mezzi della Polizia di Stato e della Polizia locale, fermate della metropolitana, tratti autostradali e bandiere dell'Expo.

I due arrestati intercettati parlavano in italiano - Il pakistano e il tunisino  parlavano tra loro in italiano, non avendo un'altra lingua comune in cui esprimersi. E' quanto emerge dalle indagini, che si sono avvalse anche di intercettazioni, coordinate dal procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli e dal pm Enrico Pavone. Le ordinanze di custodia cautelare sono state firmate dal gip Elisabetta Meyer. I due avevano i documenti in regola e vivevano in Italia da anni e in particolare nel Bresciano, a Manerbio. Uno dei due risulta residente a Milano ma è domiciliato nella cittadina in provincia di Brescia. Le foto con messaggi minacciosi a firma 'Islamic State' sullo sfondo di alcuni luoghi-simbolo italiani, a Roma e Milano, che i due avrebbero fatto circolare su un profilo twitter, erano già emerse circa tre mesi fa, a fine aprile.

I due arrestati lavoravano da anni in Italia, uno come operaio e manovale e l'altro nel settore delle pulizie. L'indagine è stata rapida, è scattata circa tre mesi fa dopo le prime segnalazioni della Polizia postale su quei messaggi minatori online ed ha portato stamani agli arresti. Il 26 aprile scorso, infatti, avevano iniziato a circolare sul web foto con testi minatori e di propaganda jihadista il cui messaggio, in sostanza, era "siamo nelle vostre strade", ossia si sosteneva che l'Isis era arrivato anche a Roma e Milano. "Siamo nelle vostre strade. Siamo ovunque. Stiamo localizzando gli obiettivi, in attesa dell'ora X": questi i messaggi, scritti a penna su dei foglietti in italiano, arabo e francese e tenuti in mano probabilmente dalla stessa persona che scattava la foto. Sullo sfondo diversi scorci, dal Colosseo, al Duomo fino alla stazione di Milano. In un caso, sotto la scritta 'Islamic State in Rome' appare anche il nome di Omar Moktar. Si tratta di un leader di Al Qaeda, ma anche del cosiddetto 'Leone del Deserto', il famoso eroe nazionale libico che condusse negli anni '20 la guerriglia anticoloniale contro gli italiani.

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