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Morto uomo che si era dato fuoco in Tribunale

Padre di un bimbo che stava per essere allontanato da famiglia

E' morto negli Ospedali Riuniti di Ancona Francesco Di Leo, l'uomo di 43 anni che si era dato fuoco nell'atrio del Tribunale dei Minori delle Marche, qualche giorno dopo un provvedimento di allontanamento del figlioletto dalla casa familiare. Provvedimento - ha precisato oggi il presidente del Tribunale Vincenzo Capezza - "che non inserisce il minore in un'altra famiglia, ma lo colloca in protezione in una struttura, in attesa delle necessarie valutazioni rispetto ai genitori e al nucleo familiare allargato per verificare le risorse interne alla famiglia e predisporre un progetto che prima di tutto utilizzi quelle risorse".

Di Leo, di origini pugliesi, ma residente a Pesaro, impegnato saltuariamente come buttafuori, aveva qualche precedente penale ed era seguito dai servizi sociali. Doveva partecipare all'udienza di contestazione dell'azione esercitata dal pm, in cui lui e la madre del bambino avrebbero potuto esporre le loro ragioni, fissata tra qualche giorno. 

"Il Tribunale dei Minori - ha sottolineato Capezza - non toglie i bambini alle famiglie. Il nostro compito è di mettere in protezione i minori che vivono situazioni di disagio fisico e/o psicologico e offre percorsi di sostegno ai genitori che consentano loro di recuperare un'adeguata genitorialità". Una prospettiva che a Di Leo non deve essere sembrata sufficiente: nel primo pomeriggio di venerdì è partito da Pesaro in scooter diretto ad Ancona, dopo avere postato un messaggio su Facebook: "addio, amore di papà". E' entrato una prima volta nell'atrio del Tribunale, in via Cavorchie nel centro storico del capoluogo marchigiano, e ha chiesto dei Servizi sociali: gli uffici però erano chiusi. Di Leo è uscito ed è rientrato subito dopo con due bottigliette piene di benzina che in parte si è rovesciato addosso, per poi darsi fuoco. Le fiamme sono state spente dall'addetto alla security con l'estintore in dotazione. Di Leo, è stato trasportato immediatamente in ospedale, in condizioni disperate. La magistratura minorile interviene - "e cerchiamo di farlo con la massima professionalità e delicatezza" - in situazioni "di significativa sofferenza che coinvolgono persone con particolari fragilità", ha fatto presente Capezza. Difficile prevedere l'esito "a volte esplosivo" di alcune vicende. E quando ci sono segnali, spesso possono essere letti adeguatamente solo "ex post". Il disagio sociale cresce "insieme a quello economico, è sotto gli occhi di tutti. Bisognerebbe dare più risorse al sociale - ha insistito -, che viene considerato un costo senza resa. Invece la resa è data dal risparmio di dolore sociale e spesa sociale". La vicenda di Di Leo - "una tragedia a livello umano" - ha per altro permesso di capire i punti deboli "su cui contiamo di intervenire" del sistema di sicurezza del Tribunale minorile delle Marche. Hanno comunque funzionato adeguatamente le misure antincendio (allarme e porte frangi fuoco) oltre all'abnegazione del personale: anche il vigilante è finito all'ospedale per intossicazione da fumo e polvere ignifuga dell'estintore. E' stato dimesso con una prognosi di 6 giorni.

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