Vigilia del Green pass, obbligatorio per i lavoratori dal 15 ottobre: sono quasi quindici milioni i dipendenti del settore privato interessati, più 5 milioni tra gli autonomi. Confindustria Centro Adriatico (Ascoli Piceno e Fermo) non ha dubbi: "Siamo favorevoli e le aziende si sono organizzate. C'è una regola e va applicata. Non per penalizzare qualcuno, ma per favorire il lavoro, i lavoratori e quindi l'economia" sottolinea il presidente Valentino Fenni. Ragionare ora su un nuovo cambiamento delle norme sarebbe problematico. "Penso all'allungamento dei tempi di validità dei tamponi - osserva -. Ma se da mesi si ragiona sulle 48 ore, su dati scientifici, non è che ci si alza al mattino e si cambia idea. Servono certezze. Quello che ci teniamo a far capire è che l'imprenditore è al fianco del lavoratore. A nessuno piace l'idea di dover lasciare a casa un collaboratore senza stipendio, quindi speriamo che i pochi che possono e non vogliono vaccinarsi ci ripensino. Noi siamo impotenti di fronte alla volontà del lavoratore, che per noi è un perno fondamentale difficile anche da sostituire". Il Green pass è solo un altro tassello di un impianto di sicurezza che da oltre un anno è attivo dentro le aziende. I protocolli sono chiari e sono costanti: distanziamento, disinfezione periodica, mascherine, igienizzanti. "A questo - prosegue Fenni - aggiungeremo il personale che controllerà i certificati verdi prima dell'ingresso in azienda. Chi non rispetta le regole, subirà pesanti sanzioni. Il datore che non controlla rischia da 400 a 1.000 euro, il lavoratore che accede al lavoro senza Green pass rischia fino a 1.500 euro di multa. Su questo i nostri uffici hanno mandato le linee guida a ogni associato e sono a disposizione per ogni chiarimento".
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