"Sono la figlia della Liberazione dal nazifascismo": a dirlo all'ANSA, in occasione della Giornata della Memoria, è Miriam Sarano, ultima di tre sorelle che, assieme a papà Alfredo - all'epoca segretario della comunità ebraica di Milano - e mamma Diana riuscirono a sfuggire ai rastrellamenti tedeschi tra il 1943 e il '44. Miriam da molti anni vive a Ramat Gan, non distante da Tel Aviv, in Israele, ma il suo cuore è rimasto in Italia e precisamente a Mombaroccio, borgo di appena 2 mila anime in provincia di Pesaro Urbino.
"E' qui, in questo paese delle Marche, che i miei genitori e le mie 2 sorelle sfuggirono alla Shoah grazie alla gente del posto e in particolare alla famiglia di Gino Ciaffoni e a padre Sante Raffaelli, guardiano del santuario Beato Sante dove il frate nascose, nelle grotte sotterranee, almeno 300 persone, tra cui molti ebrei", racconta al telefono la donna.
La storia dei Sarano si intreccia anche con quella dell'ufficiale tedesco Erich Eder che "in nome di Dio - racconta Miriam - decise di non svelare ai suoi superiori la presenza di ebrei nei sotterranei del monastero, contribuendo così alla loro salvezza e a quella della mia famiglia". Adesso Erich Eder è ricordato nel Giardino dei giusti a Milano.
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