Dopo due settimane di sciopero con i pescherecci rimasti ormeggiati in porto per protestare contro il caro gasolio, i pescatori della marineria di Ancona hanno deciso di tornare in mare. Lo faranno la prossima settimana per due giornate, "una prova" spiega Apollinare Lazzari, presidente dell'associazione produttori pesca di Ancona, "poi venerdì prossimo ci mettiamo seduti e facciamo i conti" per "vedere come andare avanti". Il ritorno in mare dei pescherecci è stato annunciato a margine della protesta delle donne del mondo della pesca scese in campo in appoggio allo sciopero.
"Oggi fare gasolio ci costa circa 1,20 euro, quattro settimane fa eravamo ad 1,02 euro" osserva a sottolineare che il prezzo del carburante sta continuando "a salire". "In questa situazione per la mia barca spendo 4mila euro solo di gasolio al giorno", costo che gli armatori non riescono più a sostenere e che finirà per ripercuotersi sui livelli occupazionali: "Prima eravamo in otto imbarcati, adesso siamo in sette, ma fra poco diventeremo sei o cinque perché così non si riesce ad andare avanti" e quindi "bisogna ridimensionare tutto". "La pesca è stata sofferente sempre - aggiunge Felice Maggiore - ma finora eravamo riusciti a gestire la situazione e a lavorare, ora siamo proprio al collasso e questo vuol dire rischiare di finire in mano agli usurai. Non chiediamo l'elemosina, chiediamo di poter sopravvivere, di poter dare da mangiare alle nostre famiglie".
A fine luglio, ricordano armatori e pescatori, scatterà il fermo biologico della pesca fino a settembre, un lungo periodo di stop che si aggiungerà alle due settimane di sciopero; la categoria vuole "garantire pescato italiano" visto anche "il periodo estivo" caratterizzato dai "flussi turistici" che arrivano nelle Marche.
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