E' salva la varietà di pomodoro 'Varrone', costituita dal genetista marchigiano Nazareno Strampelli (1866-1942), noto per il suo lavoro di miglioramento genetico del frumento che ha rivoluzionato l'agricoltura italiana e mondiale e per la famosa varietà di frumento duro 'Senatore Cappelli', è salva. Il suo recupero è avvenuto grazie al lavoro dei ricercatori coordinato dall'Università Politecnica delle Marche. "E' un piccolo omaggio alla memoria di Strampelli per il suo 150/o compleanno: da domani sarà possibile mangiare uno spaghetto Cappelli-Varrone 100% Strampelli, non solo per il frumento duro ma anche per la salsa di pomodoro", dice Roberto Papa, professore di genetica agraria della Politecnica che ha coordinato la ricerca in collaborazione con Sergio Salvi, biologo e biografo di Strampelli, e con Giovanna Attene, professoressa di genetica agraria dell'Università di Sassari.
"Lo scorso anno abbiamo ritrovato il 'Varrone' a San Pietroburgo, nella famosa banca del germoplasma dell'Istituto Vavilov, creato nei primi decenni del '900 dall'agronomo, botanico e genetista russo Nikolai Vavilov - seguita Papa -. I semi sono stati riportati in Italia e impiegati in una prima serie di prove atte a stabilire la corrispondenza delle caratteristiche manifestate dalla varietà odierna con quelle illustrate negli anni Venti e riportate in uno dei pochissimi studi esistenti dedicati al pomodoro creato dal genetista marchigiano". Nel primo ventennio del secolo scorso, Strampelli si occupò anche di creare nuove varietà agrarie da impiegare nella rotazione col grano. Tra queste il 'Varrone', ottenuto alla fine dedli anni '10 del Novecento incrociando una pregiata varietà inglese, il 'Sutton's Best of All', con varietà italiane resistenti alla peronospora. Il 'Varrone' fu apprezzato come varietà da conserva fino agli anni '30, tanto da essere menzionato dalla celebre Enciclopedia Treccani nella voce dedicata al pomodoro. Con l'avvento delle moderne varietà nane da industria, per quanto dotato di pregevoli caratteristiche agro-botaniche, subì lo stesso destino di molte altre varietà all'epoca coltivate e non più rispondenti agli standard dell'industria conserviera del dopoguerra. (ANSA).