Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.
Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.
In evidenza
In evidenza
In collaborazione con Università degli Studi di Urbino Carlo Bo
La rivista Frontiers in Space
Technology pubblica uno dei primi studi sulla farmacologia
spaziale ed è dell'università di Urbino (Uniurb). Lo studio è
stato condotto dal professor Piero Sestili e dalla dottoressa
Karen Barchetti dell'Uniurb, insieme ai colleghi dell'Università
Paris Cité, Pierre Boutouyrie e Audrey Derobertmasure. La
ricerca ha consentito di tracciare lo stato dell'arte delle
attuali conoscenze, prospettive e criticità riguardanti
l'utilizzo dei farmaci durante i voli spaziali, avvalendosi
anche di interviste qualificate a scienziati e medici della
Nasa, dell'Esa, a ricercatori del settore, flight surgeons (i
medici di terra) e astronauti.
Lo studio, ponendo l'accento su una serie di criticità della
farmacologia spaziale, ha suscitato l'immediato interesse della
comunità scientifica internazionale. Sono giunte infatti
richieste di collaborazione dalla Germania, dalla Spagna,
dall'Australia e dalla Nuova Zelanda. Continuando nel frattempo
la ricerca congiunta tra l'Uniurb e gli istituti francesi.
"Quello che ci è apparso da questo studio - spiega il professor
Sestili - è che le conoscenze sono ancora assai limitate,
principalmente a causa delle ovvie difficoltà nel condurre
ricerche sul campo - aggiunge - lo spazio è ostile a causa di
una serie di fattori come l'assenza di gravità, esposizione alle
radiazioni cosmiche, senza giorno, senza notte, e altro ancora -
afferma - tutto ciò rappresenta un rischio per la salute degli
astronauti, che va invece salvaguardata contando principalmente
sulla disponibilità di farmaci".
In collaborazione con Università degli Studi di Urbino Carlo Bo
Ultima ora