Percorso:ANSA > Mare > Porti e Logistica > Porti: la Cina investe nel Mediterraneo, i paesi forti Ue frenano

Porti: la Cina investe nel Mediterraneo, i paesi forti Ue frenano

Genova, vogliono dettare linea politica. Trieste, è sbagliato

27 luglio, 14:30

 L'atteggiamento di diffidenza della Ue nei confronti della Belt&road initiative (Bri), ossia la strategia lanciata dalla Cina per creare una nuova Via della seta tra Far East ed Europa, nasconde la volontà dei Paesi Ue più forti del nord e del centro, di dettare la loro linea politica. La Bri infatti favorirebbe il passaggio delle merci attraverso il Sud del continente e, in particolare, attraverso i porti mediterranei, oltre che via ferrovia, togliendo traffici agli scali del Northen range.

Secondo stime di Srm (centro studi che fa capo a Intesa Sanpaolo), si legge nell'articolo, la Bri "attiverà tra i 1.000 e i 1.400 miliardi di dollari d'investimenti infrastrutturali per realizzare e rafforzare opere marittime, stradali, aeroportuali e ferroviarie, con il coinvolgimento di un numero di Paesi compreso tra 60 e 100". Una cifra che "sorpassa di gran lunga altri storici interventi, quali ad esempio il piano Marshall" il cui valore "è stato pari a 100 miliardi (di dollari del 2016)".

La Cina ha investito negli ultimi due anni "in otto porti (Haifa, Ashdod, Ambarli, Pireo, Rotterdam, Vado Ligure, Bilbao e Valencia), oltre 3,1 miliardi di euro (3,7 miliardi di dollari).

E, per quanto riguarda l'Italia, a essere interessati al progetto sono soprattutto gli scali di Genova-Savona e Trieste".

Tuttavia, fa notare Paolo Signorini, presidente dell'Autorità di sistema portuale del Mar Ligure occidentale, l'Ue ha reagito con freddezza al progetto Bri lanciato dalla Cina e "non è un caso" che "il nostro presidente del consiglio, Paolo Gentiloni, sia stato l'unico premier del G7 presente, lo scorso maggio, al Belt and road forum for international cooperation di Pechino". La Bri, prosegue Signorini, "sembra essere impostata in modo che i Paesi dell'Europa meridionale, attraverso i loro porti, diventino i bocchettoni d'ingresso della Cina in Ue. E una parte dell'Europa sta facendo opposizione proprio a questo". Vi sarebbe "la volontà dei Paesi Ue economicamente più forti di dettare, ancora una volta, una loro linea politica". L' atteggiamento di chiusura verso la Bri, da parte dell'Ue, gli fa eco Zeno D'Agostino, presidente di Assoporti oltre che dell'Adsp di Trieste e Monfalcone, "è sbagliato perché è indubbio che sia vincente per la Cina ma i Paesi occidentali devono ragionare su come farla diventare vincente anche per loro". Per l'Italia significa "incrociare le necessità cinesi con know-how e vantaggi del made in Italy" dice D'Agostino.

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA