Concordia: errori e caos. 50 minuti ritardo abbandono nave
Colpe anche tecnico Costa. compagnia si riserva analisi perizia
13 settembre, 15:52(ANSA) - GROSSETO, 12 SET - La causa dell'impatto della Costa Concordia con lo scoglio dell'Isola del Giglio fu "una manovra estremamente azzardata" ma le conseguenze del naufragio potevano essere più contenute, specie in termini di vittime, se le procedure fossero state rispettate. Invece, quella notte in plancia di comando - e non solo - ci fu caos e una lunga sequenza di ritardi e errori.
I periti incaricati dal gip di Grosseto di ricostruire la dinamica dell'incidente, anche grazie alla lettura della scatola nera, lo hanno descritto in una relazione di 270 pagine. Da quelle carte emergono le responsabilità del comandante Francesco Schettino, così come emerge che non fu una sua "manovra" a riportare la Concordia vicino all'isola dopo l'impatto. Ma sui ritardi nell'abbandono della nave, sottolineano i periti, anche il Fleet Crisis Coordinator di Costa Crociere, Roberto Ferrarini, non è immune da colpe. L'impatto con lo scoglio avvenne dopo che, in plancia di comando, si era susseguita una serie di ordini incompleti e incomprensioni fra Schettino e il timoniere, che non capiva cosa doveva fare o che sbagliava ad eseguire. Ma gli errori non finirono. Dopo la collisione, Ferrarini, che aveva la responsabilità di gestire da terra le prime fasi della crisi, venne informato da Schettino del fatto che c'erano tre compartimenti allagati. Erano le 22.27. A quel punto, secondo i periti, Ferrarini "avrebbe dovuto suggerire prontamente al Comandante" di diramare "l'emergenza generale e il successivo abbandono nave". Se questi "appropriati suggerimenti" ci fossero stati "i tempi per attivare le procedure di emergenza sarebbero stati più celeri". L'abbandono nave, invece, venne lanciato con più di 50 minuti di ritardo: si sarebbe dovuto dare alle 22.00 e 40 secondi, scrivono i periti, invece "la chiamata verrà ordinata ufficialmente da Schettino alle ore 22.51.10 ed eseguita alle 22.54.10". Eppure, Schettino realizza "che la nave può affondare" alle 21.51 e 53 secondi, circa sei minuti dopo l'impatto della Concordia con lo scoglio del Giglio, avvenuto alle 21.45 e sette secondi. Da questo momento - scrivono i periti - Schettino avrebbe dovuto adottare la procedura prevista in caso di collisione. Invece, non diramò alcuna comunicazione per allertare l'equipaggio. Intanto, in plancia di comando c'era il caos. Schettino dava disposizioni generiche sull'abbandono nave, "mentre altre azioni sembrano intraprese per iniziativa degli ufficiali presenti in plancia, in assenza di un reale coordinamento". Il comandante, infatti, "sembra non avere una reale percezione della situazione". E quando l'allarme, finalmente, scattò, si scoprì che "parte dell'equipaggio destinato a incarichi chiave non conosceva i propri compiti in caso di emergenza" e che "ai mezzi collettivi di salvataggio erano stati assegnati membri dell'equipaggio che non erano in possesso" del certificato di idoneità". Non solo "non tutto l'equipaggio era in grado di capire le istruzioni in caso di emergenza nella lingua di lavoro (italiano)".
La Compagnia da Genova fa sapere con una nota che "si riserva di analizzare i documenti ufficiali nei prossimi giorni, per poter così formulare un proprio giudizio in merito". Ma "per quanto attiene la notifica dell'emergenza la legge prevede che, in caso di incidente, l'obbligo di informare le Autorità spetti al Comandante -precisa la Costa nella nota- mentre è obbligo dell'armatore quello di mettersi a disposizione delle stesse. Le registrazioni confermano che il comandante aveva rassicurato il rappresentante l'Unita di Crisi di Costa Crociere sul fatto che le Autorità erano state informate, così come è fuori di dubbio che l'armatore si è messo adeguatamente a disposizione delle Autorità. Risulta peraltro chiaro dalle registrazioni, che le comunicazioni fatte dal Comandante all'Unità di Crisi siano state nel complesso non tempestive, parziali e confuse, non permettendo a quest'ultima entità una chiara percezione della gravità di quanto stesse effettivamente accadendo". Sul punto della impreparazione del personale la Costa assume una posizione molto netta: "l'affermazione invece che il personale fosse impreparato alle emergenze, è destituita di fondamento. I presunti difetti nelle certificazioni di alcuni membri dell'equipaggio, peraltro non condivisibili dal punto di vista tecnico-amministrativo - conclude la Compagnia - riguardano solo pochi componenti che non rivestivano alcun ruolo attivo nella gestione dell'emergenza".(ANSA).