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Corea Sud: 40 minuti fatali, poi ordine evacuazione

Capitano traghetto si difende, forti correnti e ritardo soccorsi

20 aprile, 10:16
Corea Sud: 40 minuti fatali, poi ordine evacuazione Corea Sud: 40 minuti fatali, poi ordine evacuazione

(di Antonio Fatiguso) (ANSA) - TOKYO, 19 APR - Rabbia e frustrazione dei genitori e dei parenti degli oltre 200 studenti, dispersi nel naufragio del traghetto Sewol, sono esplosi oggi ai briefing della guardia costiera, con l'annuncio della individuazione (e recupero) dei primi cadaveri all'interno dello scafo. Le immagini delle tv locali sulla giornata non hanno lasciato dubbi, così come è apparso con chiarezza, che il ritardo di oltre 40 minuti nel dare l'ordine di evacuazione è stato fatale ed ha impedito, con lo scafo troppo inclinato, addirittura l'apertura delle scialuppe gonfiabili per un migliaio di posti complessivi. "Avrei dovuto dirle di saltare giù dalla nave", ha confessato alla Bbc, Kim Byung-kwon, un uomo la cui figlia figura tra i dispersi. "Le ho detto di rimanere calma", ha aggiunto Kim ricordando la loro ultima telefonata ed accusando il governo sudcoreano per la "disorganizzazione" della gestione delle operazioni di soccorso. Sul banco degli imputati, il capitano Lee Jun-seok che si è difeso dalle cinque accuse contestate, tra cui negligenza e violazione della legge marittima. "Ho ordinato l'evacuazione. Le correnti sono molto forti nella zona e l'acqua è fredda. Dissi di stare calmi, con le imbarcazioni di salvataggio che tardavano ad arrivare", ha spiegato dopo l'interrogatorio di garanzia successivo all'arresto eseguito nella notte di venerdì. Ha ammesso, circondato dai giornalisti, che non era in sala di comando, ma nella sua cabina al momento dell'incidente e di aver dato istruzioni sulla rotta al terzo ufficiale, che era quindi al timone, e forse responsabile della brusca virata senza aver prima rallentato che - nelle ipotesi degli investigatori - potrebbe essere la causa del naufragio del Sewol. Il timoniere, arrestato con capitano e terzo ufficiale (la donna di 26 anni assunta sei mesi fa e con un anno di esperienza alle spalle) ha detto che il timone è stato "girato più velocemente del solito". Il capitano, nel resoconto della tv pubblica Kbs, ha spiegato la 'fuga' perche' preso dal panico dopo aver visto le barche dei soccorsi vicini allo scafo, non rendendosi conto di essere tra i primi a essere salvati. Soccorso mercoledì mattina intorno alle 9:50, Lee sarebbe stato trasportato sulla terraferma alle 11:00, prima che la 'sua' nave affondasse del tutto, 20 minuti dopo. Il capitano di una nave, in base alla normativa di Seul, deve prendere le misure necessarie per la sicurezza di passeggeri ed equipaggio, mentre la condotta contraria comporta una pena fino a cinque anni di carcere. Il lavoro degli oltre 650 sommozzatori di Marina e guardia costiera, con l'ausilio di volontari, hanno permesso oggi di recuperare i primi cadaveri dallo scafo e di portare le vittime accertate a 36, con 266 persone mancanti all'appello e il numero di salvati inchiodato a quota 174. Gli sforzi proseguiranno nella notte con l'uso di un migliaio di razzi/torcia, nella disperata lotta contro il tempo. La Corea del Sud assiste paralizzata alla tragedia in corso davanti all'isola di Jindo: in un gesto di solidarietà, eventi sportivi, spettacoli e manifestazioni di vario tipo sono stati annullati. Si sono moltiplicate, invece, le veglie di preghiera promosse da associazioni delle chiese cristiane, dalla cattolica alla protestante, e dalle sette buddiste. Mentre la polizia ha messo in guardia su sms con richieste d'aiuto (e non solo) inviati dal Seol con ipotetici telefonini cellulari. Minacciando sanzioni anche penali, il Cyber Terror Response Center della polizia ha passato al setaccio i telefonini in possesso delle persone disperse e concluso che nessuno di loro era stato usato da mezzogiorno del giorno del naufragio. (ANSA).

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