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Concordia:'dirimpettaio', non vederla sarà bel vedere

Sua la casa più vicina a nave. 'Storia che racconterò a nipoti'

22 luglio, 18:54
Concordia:'dirimpettaio', non vederla sarà bel vedere Concordia:'dirimpettaio', non vederla sarà bel vedere

(dell'inviato Giampaolo Grassi) (ANSA) - ISOLA DEL GIGLIO (GROSSETO), 22 LUG - "Non vederla più sarà un bel vedere". Il marchese Alvise di Canossa è il dirimpettaio della Concordia. Anzi, qualcosa di più. E' il suo padrone di casa. Suo è lo scoglio a cui la nave è rimasta impigliata per due anni è mezzo. Suo è il giardino da dove l'Università l'ha monitorata. Sua è la finestra più vicina di tutte al relitto, nella camera da letto di una torre che un tempo era un lazzaretto: là c'era l'ala destinata a chi non aveva scampo. E prima ancora, da lì sparavano i cannoni contro i pirati. Alvise di Canossa di lavoro non fa il marchese, ma dirige un'azienda di movimentazione delle opere d'arte. "Anche tutta questa operazione mi ricorda il mio mestiere - spiega - Prima di tutto per l'aspetto di alta ingegneria e poi perché, a suo modo, anche la Concordia è un'opera d'arte". Il marchese vive a Bologna con la moglie Margherita e al Giglio ci va in estate, ogni estate dal 1951. La prima volta era un neonato. Qualche decina di anni fa, sull'isola ebbe il battesimo delle immersioni, allo scoglio delle Scole, quello su cui il 13 gennaio 2012 è andata a sbattere la Concordia. La dimora estiva del marchese ha una lunga storia. E' stata una torre di avvistamento contro le invasioni saracene ed è stato il ricovero dove venivano mandati i lebbrosi dalla terra ferma. I genitori di Alvise di Canossa, Bonifacio ed Enrica, la comprarono nel 1947 da un architetto che, dopo averci costruito accanto una villa, fuggì dall'isola, per dimenticare un amore finito. La notte del naufragio il marchese era a Bologna. Seguì quei momenti dalla tv. La sua casa al Giglio fu comunque un rifugio: "Duecentocinquanta passeggeri - ricorda - attraversarono a nuoto il tratto di mare dalla nave alla terraferma, saranno 10 metri, e arrivarono qua. Fu un primo posto di accoglienza". Tre immagini rimarranno per sempre nella mente di Alvise di Canossa. Sono legate alla rotazione della Concordia quando, nel settembre scorso, venne riportata in asse. La prima è la sirena della nave di appoggio, che annunciò la fine dell'operazione, "sembrava che la Concordia ci salutasse". Poi lo sbuffo d'acqua che uscì da un comignolo del relitto: "Io ho una visione romantica, pensai che ci stesse lanciando dei segnali di vita". E infine lo sguardo buttato nell'obiettivo di un fotografo suo ospite: "Inquadrò una cabina, c'erano il letto sfatto e i cassetti aperti. Fu un pugno nello stomaco". Il dirimpettaio della Concordia ha sopportato con nobile flemma quel vicino ingombrante. "Il problema più grosso è stato il frastuono dei generatori per i lavori di rimozione - racconta - Ma, pur essendo un disagio solo per noi, gli ingegneri della Costa hanno subito provveduto con degli schermi antirumore". E non ci sono stati nemmeno troppi curiosi che gli hanno chiesto ospitalità per vedere da vicino il relitto. "Ho evitato che diventasse un palcoscenico - spiega - ho rispetto per la storia delle navi, e questa è una brutta storia. Ci sono 32 morti". Il marchese questa brutta storia non l'ha vista iniziare, ma la vedrà finire. Dal giardino di casa potrà seguire le prime ore del viaggio. Quando il relitto si allontanerà "credo che mi commuoverò - ammette - perché, comunque, sarà toccante, anche per l'ammirazione verso il lavoro fatto per portarlo via. E poi, è inutile negarlo, quel relitto è un pezzo di storia del Giglio, seppur un pezzo brutto. E' qualcosa che racconterò ai miei nipoti". (ANSA).

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