Migranti,Ince: concluso seminario su effetti rotta balcanica
Relatori:'domande asilo nei Balcani aumenteranno,più solidarietà
07 maggio, 12:43(ANSA) - TRIESTE, 07 MAG - In un contesto di deterioramento delle aspettative dei Paesi candidati rispetto all'allargamento, la crisi dei profughi nei Balcani ha avuto il merito di riaprire canali di comunicazione e mettere nuovamente in collegamento le classi dirigenti del sud-est Europa con le controparti europee.
Lo ha sottolineato il segretario generale dell'Iniziativa Centro Europea (Ince), Giovanni Caracciolo di Vietri, durante il discorso di inaugurazione del seminario sulla rotta balcanica e l'allargamento Ue, organizzato dall'Osservatorio Balcani e Caucaso (Obc) in collaborazione con Ince e Commissione Europea - Direzione Politica di vicinato e negoziati di allargamento.
Luisa Chiodi, direttrice dell'Obc, concorda. "La crisi dei profughi ha riportato i Balcani al centro della politica europea dopo anni di fatica di allargamento e marginalizzazione dei paesi della regione nell'agenda europea", ha detto. Ma se la crisi ha ridato loro centralità mediatica, "è stata un'emergenza devastante dal punto di vista umanitario, che naturalmente non ha favorito i programmi di rilancio dell'economia su cui si stava lavorando", ha aggiunto Chiodi, ricordando che si tratta di Paesi con istituzioni fragili che devono ancora assorbire l'impatto delle guerre degli anni '90.
"Oltre 70.000 i rifugiati interni sono sfollati nella regione che a sua volta sta esportando emigranti di natura economica", ha ricordato Chiodi. Al centro del seminario vi è stato il dibattito su come le istituzioni, società civile europea e regionale hanno risposto alla crisi e quali saranno le sue conseguenze di lungo periodo.
La necessità di far funzionare il principio di solidarietà tra stati membri è stato numerose volte citato. Il rappresentante della Dg Vicinato, Giulio Venneri, ha ricordato che il Sud-Est Europa è intrecciato con l'Unione europea non solo grazie a fitte relazioni economiche ma anche economicamente. "L'Ue siamo tutti noi, è il nostro futuro", ha detto Venneri, sottolineando che crisi come questa non possono essere gestite se il principio di solidarietà non prevale su quello della sovranità nazionale.
"Da europeo, è imbarazzante vedere 28 stati europei non riuscire a decidere concordemente di accoglienza e ricollocazione di 60.000 profughi, a fronte di paesi come il Libano che ne conta più di un milione", ha sottolineato Gianluca Rocco, coordinatore dell'Iom per i Balcani occidentali. Per Rocco difficilmente saranno individuate rotte alternative - l'Italia probabilmente tornerà a essere la prima rotta.
Gianfranco Schiavone di Ics Trieste ha evidenziato che i rifugiati sono solo uno strumento di questa lotta intestina degli Stati membri, uno contro l'altro, e non riescono a elaborare soluzioni condivise. "Le domande di asilo nel Sud Est Europa aumenteranno. Di conseguenza, questi Paesi devono essere aiutati", ha detto Schiavone. "L'esperienza italiana di gestione decentrata, di accoglienza diffusa anziché quella incentrata sui campi, può essere sicuramente di ispirazione anche per i Balcani occidentali", ha concluso. (ANSA).