Praticamente, "il giornalismo
scientifico in Bosnia l'ho inventato io", e difatti, ancora
oggi, Jelena Kalinic in Bosnia è l'unica giornalista
scientifica. Lo spiega lei stessa a margine di un seminario
svolto alla Sissa di Trieste.
"Ho studiato biologia - spiega Kalicin - ma c'è molta
corruzione nel mio Paese, dunque mi sono dedicata al giornalismo
scientifico, anche se in Bosnia sono ancora pochi gli istituti
scientifici". E per meglio svolgere il suo lavoro, collabora
come 'stringer' per Voice of America e, soprattutto, gestisce un
website, Nauka govoni naukagovori.ba (la Scienza parla).
"Faccio formazione a studenti che scrivono per il sito e io
insegno loro a fare giornalismo scientifico. Quando sono
disponibili fondi, facciamo anche corsi, seminari interattivi".
Ma qual è l'approccio che hanno i bosniaci con questo ambito?
"In Bosnia e in tutti i Western Balkans c'è davvero un basso
livello di conoscenza scientifica e molto pochi hanno fiducia
nei vaccini". No sorprende, visto anche che "spesso la stampa è
controllata dalla politica". Ma la sfiducia nella scienza
talvolta si traduce in tragedia: di recente un bimbo di due mesi
è morto di pertosse e altri due ragazzi di morbillo; anche in
Serbia un bimbo è morto per la conseguenze di una pertosse. In
particolare, "molti sono contro il vaccino per il papilloma: c'è
la convinzione che questo spinga alla promiscuità sessuale". Non
è un caso se "la gente diventa sempre più conservatrice, sempre
più religiosa: c'è un processo di desecolarizzazione in corso" e
questo spaventa.
In tutta l'area "i governi non sono molto interessati al
Covid, non importano i vaccini, infatti io lo farò oggi qui, in
Italia".
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