Sono salite di ora in ora e hanno superato quota 1.100 - per l'esattezza sono attualmente 1.118 -, dalle 110 iniziali, le firme all'appello indirizzato da operatori della Chiesa alla Conferenza Episcopale Italiana e a tutti i vescovi affinché si attivino apertamente contro la sempre più dilagante "cultura con marcati elementi di rifiuto, paura degli stranieri, razzismo, xenofobia; cultura avallata e diffusa persino da rappresentanti di istituzioni".
Le firme alla lettera resa pubblica domenica 15 luglio si arricchiscono costantemente, comprendendo operatori pastorali, vicari, parroci, direttori di uffici diocesani, responsabili Caritas, catechisti, suore di congregazioni religiose e altri rappresentanti del mondo ecclesiale. Ma i promotori dell'iniziativa insistono sul fatto che da parte dei vertici Cei e della maggior parte dei vescovi si continui a parlare della necessità dell'"accoglienza" ma non si tocchi ancora esplicitamente il tema del "razzismo dilagante".
"E' ovvio dire di voler potenziare l'accoglienza, che coloro che arrivano sono persone e nostri fratelli, di cui prenderci cura - dice all'ANSA don Rocco D'Ambrosio, docente di Filosofia politica alla Gregoriana, tra i promotori e firmatari della lettera -. Ma dobbiamo interrogarci sulle parole di razzismo che circolano e che incidono sul nostro tessuto culturale".
D'Ambrosio ricorda quanto detto da un direttore Caritas, secondo il quale sentir continuamente pronunciare toni di rifiuto verso i migranti, di esclusione, "farà sì che tra non molto non avrò più volontari". La lettera ha ricevuto risposte di apprezzamento da una quindicina di vescovi, tra cui quello di Modena-Nonantola Erio Castellucci, di Bologna Matteo Zuppi, "che condividono il nostro assunto - osserva D'Ambrosio - per cui oltre all'accoglienza delle persone bisogna affrontare il razzismo dilagante nelle nostre comunità. Una cosa che va a toccare le omelie, le nostre catechesi".
"Noi siamo contentissimi - aggiunge - che i vescovi si pronuncino in favore dell'accoglienza, ma questo non basta: occorre aprire una discussione interna sulle visioni xenofobe che si diffondono sempre di più". Per cui, "abbiamo lavorato bene sull'accoglienza - è la conclusione -; prendiamo atto dei toni razzisti di certi discorsi, anche dei rappresentanti delle istituzioni, come oggi fa bene anche Famiglia Cristiana; il terzo passaggio è che nelle nostre comunità si apra una discussione che aiuti i cristiani a essere meno razzisti e più evangelici. Oggi l'emergenza diventa quella culturale".