Al termine dell'Angelus in Piazza San Pietro, papa Francesco ha ricordato oggi che "quarant'anni fa il beato papa Paolo VI stava vivendo le sue ultime ore su questa terra. Morì infatti la sera del 6 agosto del '78". "Lo ricordiamo con tanta venerazione e gratitudine, in attesa della sua canonizzazione, il 14 ottobre prossimo", ha proseguito. "Dal cielo interceda per la Chiesa che tanto ha amato e per la pace nel mondo", ha aggiunto il Pontefice.
"Questo grande Papa della modernità lo salutiamo con un applauso, tutti", ha concluso, rivolto ai fedeli. Così, ricordando il Papa cui forse si sente più legato, e a cui oggi anche l'Osservatore Romano dedica un'ampia ricostruzione degli ultimi giorni di vita prima dell'improvvisa morte a Castel Gandolfo, Bergoglio ha anche rivolto lo sguardo verso quell'estate del 1978, nell'Italia travagliata degli "anni di piombo" e del delitto Moro da poco avvenuto, che segno un cruciale momento di passaggio anche per tutta la Chiesa.
Fu "l'anno dei tre Papi" quello che, nell'arco di meno di due mesi, vide prima la scomparsa di Montini, il Papa che aveva portato a termine il Concilio e negli anni successivi aveva duramente sofferto per tenere unita la Chiesa; poi il 26 agosto l'ascesa al soglio petrino di Giovanni Paolo I (Albino Luciani), il "Papa del sorriso", che però vi rimase per soli 33 giorni, morendo del tutto inaspettatamente il 28 settembre; e infine - a chiusura di una fase di drammatica crisi per la cattolicità - l'elezione di Giovanni Paolo II, il polacco Karol Wojtyla, primo Papa straniero dopo oltre quattro secoli e mezzo e primo Papa proveniente da un Paese dell'Est a regime comunista. Che però, guidando la Chiesa in uno dei pontificati più lunghi e densi della storia (quasi 27 anni), fu colui che, con mano ferma, seppe traghettare la barca di Pietro verso il Terzo Millennio.
Come ha fatto notare il vaticanista Orazio La Rocca nel suo recente "L'anno dei tre Papi" (San Paolo), fu un momento-chiave per la vita della Chiesa che, fra tragedie, sommovimenti e mille interrogativi - come quelli sulla morte dello stesso Luciani -, ebbe la forza di mutare il suo volto aprendosi alle spinte innovatrici e incamminandosi sulla strada della nuova epoca. Emerse allora, insomma, come sostanzialmente sia possibile uscire indenni da un improvviso e ripetuto rovesciamento, avere la forza di risollevarsi e riprendere a camminare. Pur tra le mille incognite dettate proprio dall'arrivo di un Papa straniero - da allora, in questi 40 anni, non ci sono stati più italiani vescovi di Roma -, capace però successivamente, oltre che diventare santo, al pari ora anche di Montini, di passare alla storia e persino indirizzarne il corso, com'è accaduto per quanto riguarda il crollo del Muro di Berlino e l'implosione dell'impero sovietico.
"L'anno dei tre Papi è stato l'anno dei tre padri", ha commentato recentemente il segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, in una conferenza sull'argomento a Chioggia. E se, in un modo o in un altro, Montini, Luciani e Wojtyla, pur esprimendo caratteristiche diverse, hanno sintetizzato uno snodo nella vita del mondo e dell'Occidente, "tutti e tre - secondo Parolin - ci hanno educato ad amare Dio e ad amare i fratelli".