No all'apertura selvaggia dei negozi. E' l'appello di Confcommercio e di Confesercenti ai parlamentari della commissione Industria, commercio, turismo del Senato dove è in corso l'esame del disegno di legge, già approvato alla Camera, che reintroduce alcune limitazioni sugli orari del commercio al dettaglio. Al centro del provvedimento, c'è l'obbligo di chiusura per sei giorni festivi l'anno e la possibilità per i comuni di definire gli orari con accordi territoriali non vincolanti.
Confcommercio, in particolare, chiede di ''proseguire nella direzione di realizzare una regolamentazione minima e ragionevole in materia di orari''. ''Solo così - spiega nel corso di un'audizione al Senato - si può contribuire a consolidare il modello distributivo italiano, fatto di piccole, medie e grandi imprese, consentendo ai territori di valorizzare la propria vocazione turistica e commerciale''.
La totale liberalizzazione del commercio avviata all'inizio del 2012, secondo l'associazione, non ha prodotto né maggiore concorrenza, né particolari stimoli ai consumi o all'occupazione. I consumi, infatti, hanno ritmi di ripresa ''ancora inadeguati a recuperare quanto perso dal 2007 ad oggi (-7,6%) e comunque insufficienti a dare qualche beneficio ai negozi di vicinato'' e le imprese del commercio al dettaglio continuano a chiudere. Hanno abbassato le saracinesche poco meno di 23 mila negozi nei primi tre mesi di quest'anno con un saldo negativo per oltre 10 mila unità rispetto alle nuove aperture.
''La deregulation voluta dal governo Monti nel 2012 è stata un flop - secondo il segretario generale di Confesercenti, Mauro Bussoni - il provvedimento avrebbe dovuto rilanciare i consumi, l'occupazione e la concorrenza delle attività commerciali, ma non ha raggiunto alcuno di questi risultati''. ''L'unico vero effetto, per ora, è stato l'aumento della mortalità delle piccole imprese - aggiunge Bussoni - che si sono viste soffiare quote di mercato dalla grande distribuzione: durante il periodo di applicazione della norma si è registrato un saldo tra aperture e chiusure negativo per 73mila unità''.
''Con l'introduzione della possibilità per le imprese commerciali di aprire 24 ore su 24, 365 giorni l'anno, ci si aspettava una ripresa dei consumi. Purtroppo non è andata così: dal 2012 al 2013 la spesa delle famiglie italiane si è ridotta di 60 miliardi'', conclude Confesercenti: ''agli italiani, infatti, ''mancano i soldi da spendere, non le occasioni per farlo''.