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Covid: animatore, pesante lavorare con distanziamento

Covid: animatore, pesante lavorare con distanziamento

'Barriere con l'individuo create già da tecnologie'

CASTELLANETA MARINA, 25 agosto 2020, 14:39

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(ANSA) - CASTELLANETA MARINA, 25 AGO - Intrattenere chi sceglie il villaggio vacanze per rilassarsi è diventato "molto pesante", dovendo barcamenarsi tra il distanziamento sociale e le nuove restrizioni riguardanti il ballo: un lavoro da reinventare, anche se bisogna tenere conto del fatto che già le tecnologie hanno messo "barriere" tra le persone. Ad esserne convinto è il vicecapo animazione di Much More Intrattenimenti presso 'I Turchesi Village' di Castellaneta Marina (Taranto), Francesco Preci, 32 anni, di Marzabotto (Bologna), per tutti Checco. "Questa situazione - spiega all'ANSA - ha modificato il lavoro: le persone sono intimidite nell'avvicinarsi, nell'avere un rapporto diretto. Si crea una nuova barriera oltre a quella che già esiste se si pensa a chi sta davanti al telefono e non socializza o chi dà il telefono al bimbo per farlo stare tranquillo. Il Covid-19 è arrivato in un momento in cui la tecnologia ci sta superando e va a braccetto con la situazione: se già prima eravamo vicini ad un distanziamento sociale, adesso siamo costretti a viverlo". L'animatore diventa allora anche uno psicologo. "Vedi genitori che non conoscono i propri figli - aggiunge Checco - vedi figli che imitano i genitori spesso negativamente, quindi fare l'animatore è anche ascoltare i problemi che hanno queste famiglie. Facendo questo, con l'esperienza di questi anni, diventi uno psicologo perché le persone, dal momento che le fai ridere e rilassare, si confidano con te". Preci, diplomato chef, già da piccolino amava intrattenere le persone, raccontando storie, barzellette e cantando: "mi ha aiutato molto anche il calcio perché lo spogliatoio era diventato il mio teatrino dove imitavo l'allenatore e i compagni". "La forza per diventare quel che sono - racconta - me l'hanno data i miei genitori, perché all'inizio non li piaceva quello che facevo: senza quella forza non avrei avuto la determinazione di dimostrare loro che posso fare il mio lavoro anche se non timbro un cartellino. Da sei-sette anni ho creato un prodotto di spettacolo che si chiama 'No social party' che non è altro che una sorta di 'Bagaglino' dove vado a mettere intrattenimento comico, canto e ballo. La carte vincente è che faccio esibire le scuole di canto e ballo sempre con un richiamo di pubblico importante, almeno 500-600 persone, e non è poco perché quei numeri li fanno gli artisti famosi". Per Checco il sogno nel cassetto è molto ambizioso, anche se è consapevole che la "strada sarà lunga e tortuosa". "Voglio camminare sulle poltrone degli Oscar - dice - come ha fatto Benigni. Voglio prendere il premio Oscar. Sarà difficile, ma ce la faccio. Questa è la mia ambizione. Puntare in alto più che si può. Mi sento uno da cinema: sono proprio io. Lo facevo già da bambino".

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