"La morte di Paolo oggi ci
interpella, deve chiederci che tipo di vita stiamo vivendo. Se
ci stiamo sforzando di vivere gesti concreti di bene e di
verità. Ci dobbiamo impegnare a tirar fuori da noi il bene, non
la cattiveria, la violenza". Lo ha detto don Paolo Candeloro
durante l'omelia ai funerali di Paolo Caprio, il 41enne ucciso
domenica notte in una stazione di servizio a Bitonto, nel
Barese, durante un litigio.
"La morte di Paolo ci chiede di cambiare il nostro modo di
vivere - ha continuato don Paolo - . Non abbiamo bisogno di
belle parole ma di gesti che dobbiamo rendere concreti nella
vita di ogni giorno, nelle nostre famiglie, sul posto di lavoro,
nella nostra città. Non si può rimanere ancora una volta
indifferenti. Dobbiamo credere che dentro di noi c'è del bene e
dobbiamo tirarlo fuori. La morte di Paolo ci dona questo invito
a migliorarci. E' una morte che deve scuoterci dentro e non ci
deve far perdere tempo, come cittadini e come cristiani".
Il sacerdote ha parlato dei "grido che si eleva dai familiari di
Paolo così forte che ci interpella tutti, che esprime tutta la
nostra sofferenza e incredulità ed è un grido che oggi ciascuno
di noi deve lasciar cadere nella propria coscienza. Un grido che
non si può lasciare nell'indifferenza. E' una momento che scrive
anche la nostra storia cittadina. Abbiamo ancora negli occhi e
nel cuore l'esperienza di Anna Rosa Tarantino, Paolo si aggiunge
a questo elenco, ma ora basta. Il grido di oggi sia pieno di
speranza per il domani perché possiamo diventare persone
migliori".
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