(di Francesco Pinna)
(ANSA) - CABRAS (ORISTANO), 25 SET - E' di arenaria, come
tutti gli altri, ma il Gigante di Mont'e Prama portato alla luce
oggi dagli archeologi della Soprintendenza ai Beni archeologici
per le province di Cagliari e di Oristano e delle Università di
Sassari e di Cagliari è diverso da tutti gli altri, una
trentina, più o meno completi, trovati finora e adesso esposti a
Cagliari e Cabras.
La particolarità del gigante sta nel fatto che è quasi
intero. Gli mancano solo i piedi e la testa, ma l'equipe al
lavoro da cinque mesi nel cantiere di Mont'e Prama non dispera
di trovare quest'ultima nei prossimi giorni, mentre i piedi
potrebbero essere quelli già scoperti qualche settimana fa
assieme a tutto il basamento della statua. Ma soprattutto nel
fatto che il gigante è una sorta di pezzo unico. E' un
pugilatore, ma è diverso anche da tutti gli altri pugilatori
rinvenuti finora. Perché il pugno col guantone e lo scudo non ce
li ha in alto sul capo, come tutti gli altri, ma rispettivamente
sul petto e sul fianco.
Gli archeologi Alessandro Usai della Soprintendenza e Paolo
Bernardini dell'Università di Sassari hanno spiegato che il
nuovo gigante ha un solo referente, ma non è di arenaria ed è
molto più piccolo. Infatti assomiglia straordinariamente a un
piccolo bronzetto nuragico che è stato ritrovato però in una
tomba etrusca, quella di Vulci. E questo non è un dettaglio di
poco conto, ma contribuisce ad accreditare una sorta di record
dei giganti di Mont'e Prama, quello di essere l'esempio più
antico di grande statuaria dell'area Mediterranea. Grazie ad
altri reperti rinvenuti nella tomba, il bronzetto di Vulci è
infatti databile con certezza al nono secolo avanti Cristo,
quando la grande statuaria greca, tanto per fare un esempio, era
ancora di là da venire.
Lo scavo del nuovo sensazionale gigante di Mont'e Prama non è
ancora concluso. Ci vorrà ancora qualche giorno, hanno spiegato
gli archeologi, ma stavolta i tombaroli non avranno alcuna
possibilità di azione. Dopo l'incursione dei giorni scorsi, che
comunque ha provocato meno danni di quanto si poteva temere, il
cantiere è vigilato 24 ore su 24. Di giorno c'è l'equipe degli
archeologi, di notte i vigilantes pagati dall'Università di
Sassari. (ANSA).