di Stefano Ambu
(ANSA) - CAGLIARI, 15 MAG - Oggi San Sperate è un paese in lutto. Ma non si vestirà di nero, come spiega il sindaco Enrico Collu: "Poiché è stato il bianco il colore scelto dal nostro compaesano per iniziare la sua rivoluzione culturale, accoglieremo il suo ritorno a casa esponendo in ogni casa un telo bianco". Ieri pomeriggio, nella chiesa di Santa Lucia, è stata aperta la camera ardente, mentre il funerale verrà celebrato oggi, alle 15.30, in piazza San Giovanni. Un artista che creava magie con le rocce e i colori. E che conquistava il mondo pensando all'universo. Ma rimanendo con i piedi per terra: fedele alla sua terra, la Sardegna. E alla sua piccola patria, San Sperate, alle porte di Cagliari, diventata grazie alle sue opere un paese-museo.
Pinuccio Sciola, scomparso venerdì all'età di 74 anni, era fatto così: incantava la platea facendo suonare una pietra di basalto. E facendo notare che la musica che veniva fuori era in fondo uguale a quella delle registrazioni Nasa nello spazio. Poi, finito lo show, guardava verso il pubblico, inquadrava lo spettatore o il giornalista più grosso. "Dammi una mano". Lui da una parte e l'improvvisato aiutante dall'altra. In mezzo il magico e pesante strumento di pietra: da caricare nel cofano di un'utilitaria non proprio nuovissima. Pronto a tornare nella casa laboratorio. Magari per un altro spettacolo per i crocieristi che a bordo avevano sentito parlare di lui e volevano ascoltare a tutti i costi il suono del basalto. E quei murales che hanno ridisegnato l'immagine di San Sperate. Con le foto delle sue opere che hanno fatto il giro del mondo fin dai primi anni Settanta.
Radici nella sua isola, ma anche ali per volare e farsi conoscere in tutto il mondo con collaborazioni in Messico, mostre alla Biennale di Venezia, alla Quadriennale di Roma. E ancora esposizioni a Versailles, Vienna, Madrid. Persino a Cuba. Nel 2012 era arrivato anche l'ordine al merito della Repubblica italiana. Grado: commendatore. Uno mai banale, Sciola; innamorato della sua terra, ma anche pronto a mettere in discussione un totem, un simbolo quasi sacro dell'isola come la bandiera dei Quattro mori. Dopo l'elezione al Quirinale aveva scritto una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella chiedendo di cambiare il vessillo. Una riflessione sul terrorismo, in fondo: non voleva che le teste mozzate dei mori ricordassero in qualche modo le decapitazioni dell'Isis esibite a suon di video nelle tv di tutto il mondo.