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Luci e ombre dell'economia sarda in rapporto Crenos

Pil scende e export arranca, meglio occupazione. Bene il turismo

di Fabrizio Fois
Un quadro in chiaroscuro con segnali contrastanti che vanno dalle forti carenze strutturali del 2015, ai dati congiunturali del 2016 sui consumi e sul mercato del lavoro che fanno intravvedere alcuni segnali positivi. Bene il turismo e l'agricoltura. E' quanto emerge dal 24/o rapporto sull'economia della Sardegna realizzato dal Crenos che raggruppa studiosi delle Università di Cagliari e Sassari.
    Nel 2015, infatti, la Sardegna risultava tra le 65 regioni più povere dell'Unione europee, 212/a su 276, con il Pil che in un quinquennio cala dal 77% al 70% della media europea, facendo rientrare l'Isola nel gruppo delle regioni meno sviluppate. Il reddito medio era pari a 18.539 euro per abitante, facendo ritornare questo valore a quello del 1997, mentre nel Mezzogiorno si assiste ad una lieve ripresa con un +1,3%.
    Nonostante questi dati negativi, nell'Isola si assiste ad un aumento della spesa dei consumi delle famiglie (+1,8% pro capite) sia per i servizi che per i beni durevoli, che fa pensare ad una rinnovata fiducia nel futuro da parte di consumatori e famiglie. Segnali positivi e contrastanti anche sul mercato del lavoro nel 2016: il tasso di occupazione cresce dello 0,3% arrivano al 50,3%, ma il Mezzogiorno e il Centro Nord registrano incrementi più elevati e aumenta il divario con la media Italia, che si attestata al 57,2%. Lieve scossa di assestamento in positivo per il tasso di disoccupazione che scende dello 0,6% fermandosi al 17,3% con una performance migliore rispetto al Mezzogiorno il tasso di attività registra invece un aumento dello 0,2% non dovuta all'aumento delle forze di lavoro ma alla riduzione più che proporzionale della popolazione di riferimento.
    Va meglio l'agricoltura, con il 34% delle imprese totali che nella loro capacità di creare valore aggiunto (5% in Sardegna e 2% in Italia), anche se si riscontra una contrazione del 7,5% del numero di occupati nel settore che fino al 2015 aveva mostrato la migliore performance. Il comparto più in salute è quello del turismo, che cresce per il quarto anno consecutivo (nel 2016 +10% per arrivi e presenze). Continua la crescita degli stranieri (+11,7%) rispetto agli italiani (+8,5%). La forte stagionalità, legata al turismo marino balneare da giugno a settembre, rappresenta ancora una criticità per la Sardegna.
    Mentre gli investimenti pubblici registrano un calo anche se si assiste ad un aumento del numero delle imprese di ben 400 in più nel 2016 tra quelle attive (142.986), ma si tratta di imprese piccole, la gran parte con meno di tre addetti (63%).
    D'altra parte, se si assiste ad un sovradimensionamento del settore pubblico che rappresenta oltre un terzo del valore aggiunto complessivo, il Crenos sottolinea che l'export arranca: le esportazioni del settore petrolifero diminuiscono di oltre il 12% in seguito al calo del prezzo del greggio, mentre il resto dell'economia mostra in generale una scarsa propensione all'internazionalizzazione. "Si tratta di dati contrastanti - ha spiegato Barbara Dettori del Crenos, illustrando la ricerca - e per questo non abbiamo elaborato delle conclusioni".
    "Ci sono come sempre luci ed ombre - ha detto l'assessore della Programmazione, Raffaele Paci - il dato del Pil non mi ha soddisfatto ma attendo il dato definitivo perchè questo è solo il primo provvisorio. Dall'altra parte i dati congiunturali del 2016 su consumi e lavoro indicano una rinnovata fiducia che ci fa ben sperare".

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