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Condannato per abusi su 13enne,si uccide

Condannato per abusi su 13enne,si uccide

Allenatore basket trovato morto dai genitori in Sardegna

CAGLIARI, 28 giugno 2019, 09:42

Redazione ANSA

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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di Manuel Scordo

Non avrebbe retto al peso di quella condanna a 5 anni inflitta a giugno per abusi sessuali su una ragazzina di 13 anni e si è tolto la vita. Il gesto estremo è di un allenatore di basket giovanile, 40 anni, residente nel Medio Campidano. L'uomo si è suicidato oggi nella sua abitazione. Il corpo è stato scoperto dai genitori, gli stessi che hanno subito chiamato 118 e carabinieri, ma per il coach non c'era più nulla da fare. Non ha lasciato nessun biglietto, a quanto si è appreso, per spiegare il perché della sua decisione di farla finita. Di sicuro la vicenda giudiziaria lo aveva molto provato, tanto che negli ultimi tempi usciva poco ed era taciturno. Il 7 giugno scorso arriva la condanna a 5 anni di reclusione, con rito abbreviato. Prima del verdetto, per lui pesantissimo, ammette la sua debolezza davanti al gup del tribunale di Cagliari che lo sta processando, si pente e la famiglia della vittima viene anche risarcita.

Le indagini condotte dai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura di Cagliari, coordinati dalla sostituta Maria Virginia Boi, scattano nei primi mesi del 2018 dopo la denuncia presentata dai familiari della minorenne. A dicembre dell'anno scorso l'allenatore viene arrestato: dopo aver scoperto di essere finito sotto indagine, il coach cerca di avvicinare la ragazzina forse nel tentativo di convincerla a ritrattare. Ma lei conferma tutte le accuse anche in sede di incidente probatorio. Il 7 giugno il giudice Giuseppe Pintori accoglie la tesi della Procura e condanna l'allenatore. Da allora il 40enne, nel frattempo separatosi dalla moglie e trasferitosi dai genitori, si chiude in se stesso, esce poco, parla di rado, schiva chi incontra. Oggi l'epilogo. Il paese in cui viveva è sotto choc. In pochi vogliono commentare, tutti si dicono increduli per quanto accaduto. "Conosco i genitori, sono brave persone, questa vicenda li ha sconvolti", dice un compaesano. Altri invece scelgono i social per esprimere il loro pensiero: "Perdonatelo", "È una tragedia", questo il tenore dei dei messaggi.

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