"L'uccisione di Manuel Careddu è un fatto gravissimo, non ci sono dubbi, ma la condanna all'ergastolo di Christian Fodde, che ha reso fin dal primo momento una piena confessione, non è una sentenza giusta". Lo ha detto l'avvocato Aurelio Schintu in una conferenza stampa convocato a una settimana esatta dalla sentenza che ha dichiarato Christian Fodde, Riccardo Carta e Matteo Satta colpevoli dell'omicidio del 18enne di Macomer (Nuoro) condannando il primo all'ergastolo, Carta a 30 anni e Satta a 16 anni e otto mesi e ora si prepara a presentare ricorso in appello per il suo assistito.
"Perché dare l'ergastolo a un ragazzo che ha poco più di 19 anni è comunque una sentenza sbagliata, una sentenza che nega di fatto la funzione rieducativa della pena sancita dall'articolo 27 della Costituzione. Christian non si dà pace di questa tragedia ed è consapevole del dolore che ha procurato ai familiari di Manuel e alla propria famiglia".
"Christian non riesce a spiegarsi come può aver fatto quello che ha fatto, ammette di aver sbagliato e riconosce che per questo deve pagare", ha detto ancora l'avvocato Schintu, ricordando però che quello dell'ergastolo è un prezzo troppo alto per un ragazzo così giovane che farà tutto il possibile per farglielo levare. In particolare, ribadendo in sede di appello la richiesta di riconoscimento di alcune attenuanti "dovute" e quella di perizia psichiatrica bocciate invece dal giudice di primo grado. "Perché quel giorno, come risulta dagli atti, Christian era fatto di ketamina e nella sua mente malata 'l'uccisione di Manuel era un fatto necessario', ha ribadito il legale aggiungendo che dal carcere Fodde ha voluto puntualizzare di non aver ucciso Manuel per una questione di soldi ma perché temeva di perdere la sua fidanzata (già condannata per l'omicidio a 16 anni dal Tribunale dei minori di Cagliari) dopo che Manuel aveva minacciato di andare di nuovo dalla madre della ragazza a chiedere il pagamento della droga che le aveva venduto. Manuel Careddu era stato ucciso la notte dell'11 settembre del 2018 sulle rive del Lago Omodeo a colpi di piccozza e di badile. Il suo corpo era stato poi nascosto nelle campagne alla periferia di Ghilarza e ritrovato solo dopo un mese grazie proprio alle indicazioni fornite da Fodde.
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