Ha combattuto nazisti e fascisti nel Modenese e, al comando di una brigata di partigiani, la Aldo Casalgrandi, ha liberato un paese, Spilamberto. È stato torturato, ha rischiato di essere fucilato. E da qualche anno ha scelto di raccontare, anche nelle scuole, la sua vita. Una testimonianza di lotta per la libertà, quella di Nino Garau, 96 anni, cagliaritano, nome di battaglia Geppe. Che non fa sconti a nessuno. Nemmeno al Bella Ciao: per lui, più che cantare, è importante fare. E dice che ai suoi tempi c'era poco da stare allegri e fare cori di fronte agli amici uccisi e al rischio di essere catturati.
Il fascismo? "Non è più pericoloso perché - spiega - i veri fascisti sono tutti morti. L'attuale tendenza a destra ha un solo obiettivo: la ricerca del consenso". Il suo eroismo finora è stato premiato con una medaglia di bronzo. Poca roba rispetto a quello che ha passato, tra ferri da stiro caldi sui piedi e bevute 'forzate' di acqua sporca con l'imbuto.
Per questo, nel corso di un dibattito nella Biblioteca del Senato, per celebrare la sua figura anche attraverso la proiezione di un documentario sulla sua vita, è stata resa pubblica la richiesta di revisione della medaglia di bronzo al valor militare, riconosciuta a Nino Garau nel 1969. Una richiesta avanzata dall'Issasco, l'Istituto sardo per la storia dell'antifascismo e della società contemporanea, il 4 novembre scorso al ministro della Difesa Lorenzo Guerini e al sottosegretario Giulio Calvisi per far ottenere a Geppe la medaglia d'oro o quanto meno d'argento.
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