Giudizio immediato con processo fissato il 19 febbraio prossimo per i genitori e la zia dell'undicenne segregato in una stanza della casa di famiglia nelle campagne di Arzachena, in Gallura, vittima di terribili punizioni per 'correggere' il suo comportamento ritenuto troppo vivace. Niente udienza preliminare, dunque, per i tre indagati che andranno direttamente a giudizio per maltrattamenti e sequestro di persona: la gip del tribunale di Tempio, Caterina Interlandi, ha infatti accolto le richieste dei pm Laura Bassani e Luciano Tarditi a conclusione di un'inchiesta durata circa sei mesi.
Sulla decisione della giudice hanno pesato in maniera determinante le ammissioni della zia. Interrogata lo scorso 10 dicembre in presenza del suo avvocato, Angelo Merlini, ha confermato ogni addebito: era lei l'ispiratrice dei metodi correttivi vessatori imposti poi al figlio dalla madre, senza alcuna opposizione da parte del marito. La "casa degli orrori" era stata scoperta dai carabinieri del reparto territoriale di Olbia il 29 giugno scorso.
Rispondendo alla chiamata fatta al 112 dalla giovane vittima attraverso un cellulare senza scheda sim, accorsero nell'abitazione della famiglia, arrestarono il padre 47enne e la madre 45enne - da allora assistiti dagli avvocati Marzio Altana e Alberto Sechi - dopo aver appurato i trattamenti cui il ragazzino veniva sottoposto e che lui stesso aveva raccontato nei minimi dettagli nei suoi diari letti dagli inquirenti e già agli atti dell'inchiesta. Emerse subito che la regista di quel che succedeva in casa fosse la zia. La svolta con il suo arresto e la successiva ampia confessione.
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