Venticinquemila sardi non vogliono mattoni nelle coste. È il numero di firme raccolte dalla petizione popolare promossa dal Gruppo d'Intervento Giuridico onlus (Grig) e rivolta al Mibact, al governatore Christian Solinas e al presidente del Consiglio regionale Michele Pais. La richiesta: il mantenimento dei vincoli di inedificabilità nella fascia dei 300 metri dalla battigia. Come stabiliscono le normative attuali e il Piano paessagistico regionale.
"Norme e disposizioni di fondamentale buon senso - spiega il presidente del Grig Stefano Deliperi - se si vuol mantenere una caratteristica ambientale della Sardegna e una strategica risorsa economico-sociale, eppure in grave pericolo". Nel mirino degli ecologisti la proposta di legge sul piano casa che, denunciano, punta a "consentire ingenti aumenti volumetrici nella fascia costiera e anche nella fascia di massima tutela dei 300 metri dalla battigia marina, nonché la pressochè liberalizzazione dell'edilizia in area agricola".
Non solo. "Le pessime intenzioni che trasversalmente attraversano la classe politica sono recentemente emerse, nonostante la devastante emergenza sanitaria determinata dalla pandemia di coronavirus Covid 19, con la privatizzazione strisciante delle spiagge determinata dalla legge regionale 3 del 21 febbraio 2020 - attacca Deliperi - un provvedimento che prevede, a mera comunicazione dei concessionari demaniali, il mantenimento tendenzialmente permanente di chioschi e installazioni varie sul demanio marittimo, nonostante vi siano solo autorizzazioni stagionali".
Disposizione - ricorda il Grig - impugnata dal governo davanti alla Corte costituzionale. E ancora, gli ambientalisti citano i progetti edilizi di Piscinas e Monte Turnu. "Soltanto dopo veementi ampie proteste ed azioni legali ecologiste, con buon senso (finalmente!) l'atto è stato annullato in via di autotutela. Siamo tanti, oltre 25 mila, e saremo ancora di più - è la convinzione di Deliperi - Abbiamo difeso, difendiamo e difenderemo la nostra terra millimetro per millimetro".
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