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La foca monaca non è tornata in Sardegna

Esperto, "resti di Cala Gonone non sono suoi"

DI MARIA GIOVANNA FOSSATI

Poteva essere il grande ritorno, ma gli esperti hanno spento ogni entusiasmo. La foca monaca continua a non abitatare il mare di Sardegna da almeno 50 anni: i resti ritrovati qualche giorno fa in una spiaggia di Cala Gonone non sono attribuibili al mammifero che sino agli anni Settanta era di casa nel golfo di Orosei, soprattutto nella grotta del Bue marino, ma piuttosto a un quadrupede terreste come per esempio un felino.

Erano stati i pescatori ponzesi, arrivati sin qui per la cattura delle aragoste, ad imbattersi per primi - loro malgrado - sulla foca monaca. La leggenda narra che uno di loro usasse nascondere il pesce appena preso all'interno di una grotta dove ormeggiava. Il giorno seguente però, quando tornava per riprenderlo, il pesce non c'era più. La foca monaca infatti banchettava con il pesce delle reti calate dalle barche o con quello nascosto nelle grotte. Questo portò il pescatore sorpreso dal "furto" ad esclamare: "Acca cestà o mariuolo", che in dialetto ponzese significa "Qui c'è un ladro". Per questo motivo la spiaggia venne ribattezzata Cala Mariolu.

L'avvento del turismo di massa con il passaggio di centinaia di barche lungo questo tratto di costa, hanno portato all'estinzione della foca monaca in Sardegna. E' stato Emanuele Coppola, responsabile della onlus che studia questo raro animale nel Mediterraneo, a svelare che i resti ritrovati non sono suoi. Il responso dopo aver analizzato le foto della carcassa scattate dalla donna che l'aveva trovata passeggiando sul litorale. Impossibile lavorare sui resti: quando la mattina successiva alla segnalazione sono arrivati sul posto gli uomini del corpo forestale, erano già stati portati via dalla risacca.

"Ho ricevuto le fotografie originali solo ieri sera e mi sono bastati pochi secondi per capire che non siamo di fronte ai resti di una foca monaca - spiega Coppola all'ANSA - Ci sono due dettagli sufficientemente chiari nel cranio scoperchiato dell'animale in seguito allo stato di decomposizione: negli esemplari di foca monaca le fosse nasali sono posizionate in alto vicine alle orbite degli occhi e il cranio presenta una sorta di cresta nella parte posteriore. Entrambe queste due caratteristiche nella foto non c'erano e da ciò che ho visto posso dire che si tratta quasi certamente del cranio di un quadrupede terreste, direi di un felino e più probabilmente di un gatto", assicura l'esperto.

"La confusione fatta a Cala Gonone - chiarisce Coppola - è dovuta alla forma cilindrica dell'animale ritrovato, che nello stato di decomposizione ha perso gli arti e ha dato a quei resti la forma di un mammifero marino". Nessun ritorno, quindi, della foca monaca in queste acque del golfo di Orosei. "Speriamo di non trovare mai questi mammiferi morti - commenta l'esperto - tuttavia, anche nel caso si fosse trattato di un esemplare di foca monaca in decomposizione non avrebbe significato il ritorno del mammifero in Sardegna: più probabile invece l'arrivo dei resti a seguito di una mareggiata.

La foca monaca esiste ancora nel Tirreno centrale come in alcune isole dell'arcipelago toscano - precisa l'esperto - quindi niente di strano che possa arrivarne qualcuna anche in Sardegna. Dobbiamo però prepararci al meglio a un possibile ritorno, e gli enti locali devono lavorarci: dopo un eventuale avvistamento l'intervento deve essere tempestivo e sicuro, sapendo in anticipo cosa fare e quali professionisti coinvolgere. Come onlus - annuncia - siamo disponibili a ragionare con la Regione Sardegna e offrire qualsiasi informazione in nostro possesso".

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