Progetti di ripartenza post Covid. Ma sarà tutto inutile se la Regione non si confronterà con sindacati, comuni e tessuto produttivo. È il messaggio lanciato da Cgil, Cisl e Uil nel corso della manifestazione "Ripartire dal lavoro" alla Fiera campionaria di Cagliari.
"Pronti alla mobilitazione - ha detto Michele Carrus, segretario regionale della Cgil - questa giunta deve cambiare passo, oppure trarre le conseguenze. Non c'è stata capacità di gestire l'emergenza: ha aperto le discoteche e ci siano ritrovati di nuovo il problema dei contagi. E ha pensato di risolvere tutto con decreti inapplicabili. Guardiamo al futuro: nei prossimi sette anni arriveranno in Sardegna risorse per lo sviluppo dai 9,5 ai 12 miliardi. Ma servono idee. Puntiamo sui settori produttivi, perché ancora produciamo troppo poco. E cerchiamo di risolvere i problemi legati alle infrastrutture e ai trasporti: questa gestione della continuità è un fallimento di questa giunta".
E non c'è tempo da perdere. "La Sardegna - ha detto il segretario generale Cisl sarda Gavino Carta - sgranando il rosario degli indicatori che attestano la crisi dell'isola - vive infatti un momento di recessione economica e produttiva, di crollo delle opportunità lavorative e di povertà diffusa". Il mercato del lavoro, causa Covid19 - secondo i dati Cisl - ha registrato nei primi 4 mesi del 2020 un crollo delle chiamate al lavoro. E la Sardegna occupa la 147/a posizione nella classifica delle 241 regioni della UE. E il PIL per abitante vede la Sardegna - sempre secondo la Cisl - sestultima tra le regioni italiane.
All'attacco anche la Uil. "Bisogna ripartire dalle politiche attive del lavoro - ha detto la segretaria Francesca Ticca - va bene l'assistenza ma ora bisogna riprendere con i saperi e le conoscenze partendo dalla scuola. E puntare sulle infrastrutture, soprattutto sui porti: siamo in un'isola e non abbiamo alternative".