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Animali allo stato brado sfrattati da Asinara, "sono troppi"

Animali allo stato brado sfrattati da Asinara, "sono troppi"

Decisione Ente parco per proteggere delicato ecosistema isola

PORTO TORRES, 18 novembre 2020, 10:51

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Nell'isola-paradiso dell'Asinara non c'è abbastanza spazio per tutti gli animali che vivono liberi scorrazzando da un capo all'altro dell'ex Caienna sarda, diventata nel 2002 Parco nazionale. Per proteggere il delicato ecosistema di un'oasi naturale quasi incontaminata, l'Ente Parco sta progressivamente catturando e allontanando centinaia di cinghiali, capre, cavalli, donati alle cure delle aziende agricole che ne fanno richiesta.

Strappati allo stato brado in cui sono nati e cresciuti, gli animali che devono dire addio all'Asinara e alla libertà non potranno essere abbattuti. La donazione alle aziende impone infatti una condizione: gli animali sono consegnati a vita e non possono essere utilizzati per scopi alimentari. Gli unici animali che non possono essere sfrattati dall'isola parco sono una cinquantina di gatti inselvatichiti, discendenti dei felini addomesticati più di 20 anni fa dagli inquilini e dal personale di polizia che viveva e lavoravano nel carcere dismesso. I gatti hanno causato gravi problemi alla conservazione dell'avifauna e dei piccoli anfibi e rettili, ma sono protetti dalla legge e non possono essere allontanati. Per limitare gli effetti collaterali della colonia felina, i veterinari del Parco hanno iniziato la loro sterilizzazione.

Per cavalli, cinghiale e capre, invece, l'esodo forzato è inevitabile. All'Asinara sono stati censiti oltre 190 cavalli allo stato brado, animali alloctoni per l'isola, assimilabili alla razza sardo-anglo-araba. Solo 80 di loro resteranno a trotterellare liberi. Dei circa 700 ibridi di cinghiale, incrociati con maiali inselvatichiti rimasti sull'isola al momento della chiusura del carcere, 356 hanno già lasciato l'Asinara, ma nemmeno uno potrà evitare l'esilio. Anche loro hanno causato danni alla disseminazione naturale del leccio e alla diffusione delle piante bulbose e hanno provocato interferenze negative sull'avifauna e su rettili e anfibi. Non andrà meglio alle 1.700 capre: 1.200 hanno già trovato casa altrove, e le altre seguiranno a breve lo stesso destino.
   

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