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In piazza rabbia commercianti Nuoro,siamo allo stremo

Catena umana esercenti a Tortolì, "vogliamo lavorare"

I commercianti di Nuoro hanno gridato tutta la loro rabbia stamattina davanti alla Prefettura del capoluogo, nella manifestazione organizzata da Confesercenti. I manifestanti chiedono la ripartenza delle loro attività costrette dalle misure per la pandemia a 12 lunghi mesi di "stop and go". La categoria, sostenuta da alcuni rappresentanti del Movimento Pastori, ha sollecitato un intervento del rappresentante dello Stato, il Prefetto Luca Rotondi.

"Ci sentiamo beffati dallo Stato che deve tutelarci - ha detto Salvatore Fenu gommista - la mia attività è aperta ma a Nuoro le gomme non le cambia nessuno perché non ci sono soldi, io i costi fissi ce li ho sempre e la mia famiglia non ha più sostentamento". "In questi 12 mesi abbiamo dato fondo a tutti i nostri risparmi per sostenere attività e famiglie, qui non si sta capendo che siamo arrivati al punto di andare a mangiare alla Caritas - ha sottolineato Gianfranco Pranteddu titolare del ristorante Tascusì - Fateci lavorare in sicurezza e se non possiamo lavorare che ci diano di che vivere e azzerino le bollette. Stanno distruggendo un settore che vale miliardi e milioni di posti di lavoro. La pazienza sta finendo perché c'è un limite. Che dobbiamo fare, andare a rubare?".

"La situazione è sempre più esasperata e la politica assente - ha rimarcato il presidente di Confesercenti Gianfranco Cadeddu - Si sta mettendo a repentaglio il lavora di una città. Vogliamo tornare a lavorare in sicurezza, basta con la zone e con le ingiustizie di chi può lavorare e chi no, o la situazione diventerà ingestibile".

In piazza a Tortolì sono scesi anche i commercianti ogliastrini: 500 persone hanno dato vita a una catena umana di 650 metri che si è snodata lungo Corso Umberto e via Monsignor Virgilio: "Vogliamo lavorare abbiamo tutti gli strumenti per farlo in sicurezza, abbiamo rispettato le regole, ora tocca a voi darci la possibilità di ripartire - ha sostenuto Claudia Comida ristoratrice rivolgendosi alle istituzioni - Vogliamo riprendere i nostri diritti, la questione salute deve essere gestita non deve impedire il nostro lavoro".
   

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