Uno spazio euforico in bilico tra ordine e caos, reso vivace e coloratissimo da immagini dalle tinte fluorescenti, in cui un repertorio geometrico di celle e condotti, simbolo delle strutture rigide del tardo capitalismo - i grattacieli, ma anche i microchip del computer - si mescola ai riferimenti all'arte del passato, dal Rinascimento a Warhol, passando per Matisse e sfiorando i graffiti delle caverne.
E' una trasformazione radicale, dall'indubbia potenza visiva, quella che Peter Halley ha pensato per interpretare e "rivestire" gli ambienti del Museo Nivola di Orani (Nu) destinati alle mostre temporanee: qui, nell'edificio chiaro e lineare di fine '800 che un tempo era il lavatoio del paese, dal 12 maggio (ma l'apertura effettiva al pubblico si spera possa esserci a partire dal 17 maggio, se la Sardegna sarà classificata "gialla") al 22 agosto i visitatori troveranno l'installazione "Antesteria", appositamente progettata dall'artista statunitense, figura chiave del Neo-concettualismo americano degli anni '80. In questa mostra, a cura di Giuliana Altea e Antonella Camarda, la ricerca di Halley contamina l'interno dell'edificio per trasformarlo attraverso wallpaper e stampe digitali, proponendo quello "sconfinamento" tra arte, architettura e design perseguito fin dalla sua nascita dal Museo sardo, dedicato allo scultore Costantino Nivola, uno dei protagonisti del movimento per la "sintesi delle arti" di metà '900.
Se nelle ultime mostre lo spazio creato dalle installazioni di Halley era "disturbante" e labirintico, al Nivola invece i toni sono quelli della vitalità, nel senso di una rinascita finalmente possibile dopo la pandemia: a indicarlo è il titolo della mostra, che rimanda alla festa dei fiori celebrata in primavera nell'antica Grecia in onore di Dioniso, durante la quale, col dio presente, venivano rappresentate tragedie e commedie.
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