La Portovesme Srl fermerà la linea di produzione zinco tradizionale, con una capacità annua di 100mila tonnellate, non più tardi della fine di dicembre, fino a quando non ci sarà un cambiamento significativo nei prezzi del mercato dell'energia. Questa decisione - spiega una nota dell'azienda del Sulcis Iglesiente - è stata presa a causa "degli spropositati prezzi dell'energia, sperimentati in Italia e nel resto d'Europa dall'inizio di quest'anno".
La Portovesme Srl è l'unico produttore primario di zinco e piombo in Italia, appartenente al gruppo Glencore, leader mondiale nel settore dei metalli non ferrosi. Essendo un'industria ad alto consumo energetico, dipende fortemente da prezzi competitivi e stabili dell'elettricità. Le altre aree produttive con meno dipendenza dai consumi elettrici, come Waelz, SX e linea Piombo, verranno mantenute in marcia operativa normale. Il verdetto avrà un impatto su circa 400 dipendenti diretti e sui correlati servizi esterni. L'azienda annuncia che continuerà a monitorare la situazione del mercato energetico italiano al fine di rivalutare la propria decisione non appena le condizioni dei prezzi lo consentiranno.
SINDACATI PRONTI A MOBILITAZIONE - La Portovesme Srl pronta a fermare la linea di produzione zinco entro dicembre. E lavoratori e sindacati pronti alla mobilitazione. Martedì 23 incontro tra le sigle che rappresentano i circa 600 dipendenti dell'azienda per prendere le prime decisioni. Una riunione urgente perché i tempi sono strettissimi. La strategia sembra chiara: sollevare la questione energia - indicata dall'azienda come la causa dello stop annunciato - sino ai massimi livelli istituzionali nazionali.
"È un problema non solo sardo - spiega all'ANSA Emanuele Madeddu della Cgil - ma italiano, che riguarda ad esempio settori come la ceramica o le acciaierie. Va detto che in Sardegna si colpisce un territorio già fragile: con l'indotto si arriva a coinvolgere circa un migliaio di lavoratori". Mosse ancora da definire. "Ma è chiaro che la risposta sul prezzo dell'energia deve essere politica - chiarisce il sindacalista - Il nostro interlocutore deve essere innanzitutto la Regione. Non tanto perché possa sbloccare la situazione, ma perché può aiutarci a portare avanti la battaglia a livello nazionale. Per questo intendiamo coinvolgere il più possibile anche i parlamentari sardi".